Javier Zanetti: «Firmai col Banfield e dissi ai miei di smettere di lavorare. La mia più grande soddisfazione»

Al Clarin: «Per fare il dirigente devi prepararti, non basta essere stato un grande giocatore. Per farlo, all'Inter, sono tornato a studiare all'Università»

javier zanetti, san siro

Il vice presidente dell’Inter, Javier Zanetti, ha rilasciato un’intervista al Clarin.

La più grande soddisfazione che ho avuto nella mia carriera è stata quando ho ottenuto il mio primo contratto con il Banfield e dissi ai miei di smettere di lavorare. Guardare la loro faccia… Ci abbracciammo, mia madre iniziò a piangere. Una cosa che resta con te per sempre, che ti segna”.

Poi arrivò l’Inter.

“Ero giovane, avevo delle paure, il mio salto fu grandissimo, dal Banfield all’Inter, ma l’ho vissuto come se fosse la mia grande opportunità. Appena arrivato all’Inter, ho detto: ‘Devo fare tutto il possibile per restare’. Perché a quel tempo potevano giocare tre stranieri e l’Inter aveva preso Rambert, Paul Ince, Roberto Carlos. Ero il quarto. Pensavo di essere arrivato in prestito, ma mi prefissai l’obiettivo di restare. Iniziai ad allenarmi, iniziò a piacermi l’allenatore, fino a quando un giorno mi chiamò e mi disse: “Tra 15 giorni esordiamo con il Vicenza in campionato e tu giocherai a destra e Roberto Carlos a sinistra”. Ed è lì che ho iniziato. Era Ottavio Bianchi, che era stato allenatore di Diego al Napoli. Avevo paura di non essere pronto per il grande salto. Ma volevo dimostrare di esserlo”.

Zanetti racconta il passaggio da calciatore a dirigente.

Per essere un dirigente devi prepararti. Quando mi hanno detto che sarei diventato vicepresidente dell’Inter ero felice ma allo stesso tempo sapevo che era una grande responsabilità. Stavo partendo da zero. Il calciatore l’ho lasciato indietro. Per questo mi sono iscritto all’università, sono tornato a studiare. Non puoi pensare di essere un buon manager perché sei stato un grande calciatore. Volevo essere un dirigente con una visione a 360 gradi. E sono andato all’Università Bocconi per studiare Sport Management per formarmi in marketing, finanza, relazioni internazionali e gestione sportiva. Perché questo espande le tue conoscenze e ti senti utile in altre aree del club”.

Come si fa a competere con club come il Manchester City, con capacità di investimento che sembrano senza limiti?

“È vero che le armi sono diverse, ma tutti devono rispettare la storia del club. Quando hai un piano strategico ben definito, devi rispettarlo e realizzarlo. È una bella sfida. La grande sfida di tutti i club del mondo è la sostenibilità e lavoriamo per questo”.

 

Correlate