Il calcio italiano riesce a coprirsi di ridicolo anche con la guerra in Ucraina
Bonomi capisce che non sarà eletto in Lega e dice che ritira la candidatura per difendere gli interessi dell'industria italiana. Gravina non avrebbe sospeso il campionato ucraino. Siamo a “Oggi le comiche”

Berlino 22/02/2022 - guerra in Ucraina / foto Imago/Image nella foto: manifestazione ONLY ITALY
Non era compito semplice riuscire a coprirsi di ridicolo per una vicenda completamente estranea al calcio italiano. Eppure i dirigenti (presenti e ipoteticamente futuri) ci sono riusciti. La guerra in Ucraina ha offerto a Carlo Bonomi una exit strategy sgamata lontano mille miglia. Il presidente di Confindustria che aveva avuto il coraggio di definirsi civil servant e aveva detto «se la sesta azienda del Paese chiama, non posso tirarmi indietro” (come se il calcio fosse la Croce rossa), ha approfittato della grave crisi internazionale per evitare una doppia figuraccia: quella di non avere i voti per essere eletto presidente della Lega Serie A e quindi quella di dover tornare con la coda tra le gambe alla guida di Confindustria (non della bocciofila). Adesso, invece, in un tripudio di ipocrisia che è credibile tutt’al più per bambini di sei anni, mette nero su bianco che
“Il mio dovere istituzionale in un momento straordinario come questo non può che concentrarsi solo sulla difesa degli interessi del sistema industriale italiano. Per questo ho comunicato ai club della Lega Calcio che mi è impossibile accogliere la richiesta che mi era stata rivolta di assumerne la presidenza. Naturalmente, Confindustria resterà sempre disponibile a qualunque contributo sia volto a ridare al sistema calcio il ranking finanziario e manageriale che gli spetta in Europa. Il precipitare degli eventi in Ucraina chiama oggi tutti a riaffermare il proprio impegno a sostegno della libertà e a lavorare nella massima unità nella Comunità Europea e nella Nato per fermare una nuova guerra d’aggressione nel nostro continente. L’Italia, come sappiamo, è particolarmente esposta sul gas e il rischio di conseguenze peggiori in relazione a quanto sta avvenendo in queste drammatiche ore si aggiunge alle grandi difficoltà che, negli ultimi mesi, hanno già considerevolmente colpito le imprese e frenato la ripresa italiana. Ho subito attivato una consultazione straordinaria di Confindustria con le nostre analoghe associazioni europee”.
Come se senza Bonomi, le industriale italiane si sentissero nude. E come se lui non fosse stato pronto a diventare numero uno della Lega Serie A dalla sera alla mattina (se solo avesse avuto i voti). Ovviamente Marotta (uno dei pochi che lo avrebbe votato) gli va dietro e prosegue la recita con una dichiarazione che non possiamo non definire spassosa:
“Abbiamo appreso dal presidente Bonomi la rinuncia alla candidatura alla Presidenza della Lega Calcio. Comprendiamo perfettamente le motivazioni che hanno portato alla sua scelta di privilegiare il totale impegno nella difesa degli interessi del sistema industriale italiano in un momento cosi’ delicato. Rimaniamo convinti che il presidente Bonomi potesse rappresentare la figura ideale per guidare la Lega Calcio nel dialogo costruttivo con il governo, coniugando visione economica di sistema e conoscenza delle necessita’ specifiche dell’industria del calcio. La nostra priorità ora rimane quella di convergere su un profilo che possa assicurare le medesime competenze, indispensabili per garantire il necessario sviluppo al nostro comparto”.
A completare il quadro ci ha pensato il numero uno della Figc Gravina che ha accolto con rammarico la decisione di sospendere il campionato di calcio ucraino. Del resto, come già scritto, Gravina è presidente della Federcalcio in Italia e membro del Comitato Esecutivo dell’Uefa, e quindi non sorprende che nella sua visione del mondo il calcio non si debba fermare nemmeno sotto le bombe. D’altra parte l’Uefa lo ha portato avanti in piena pandemia, quindi che sarà mai un’invasione militare
“Ho visto che l’Ucraina ha sospeso i suoi campionati e questo non è bel segnale, né un bel messaggio. Lo sport può essere portatore di pace. Lo è sempre stato, lo dice la storia. “L’auspicio è che lo sport e in modo particolare il calcio, possa ancora una volta dimostrare quanto sia fondamentale la sua forza dirompente per essere collante tra i popoli e per riuscire ad abbattere le barriere e diffondere la pace”.
Oggi le comiche, per il momento, termina qui.