A Inter Tv: «Quando sono arrivato qui ero un ragazzino emozionato, ora sono un uomo con un’esperienza nel calcio. Lo apprezzo ancora di più»
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Inter Tv intervista Joaquin Correa, attaccante argentino del club. Il suo soprannome è Tucu, spiega perché.
“È il mio soprannome sin da piccolo, mi piace. Chiamano così tutti quelli che partono da Tucuman e vanno a Buenos Aires, ci sono abituato”.
L’esperienza alla Sampdoria:
“E’ stato un anno bellissimo alla Samp, ho imparato tantissimo. Ho avuto qualche infortunio, qualche cambiamento nelle modalità di allenamento. Ma ho ricordi belli, compagni come Eto’o che mi hanno aiutato tanto. Non sai quando sei pronto, io volevo venire a tutti i costi in Europa e poi, piano piano, sono cresciuto e diventato sempre più giocatore. Per me ogni passo è stato importante”.
La Supercoppa vinta contro la Juve:
“Vincemmo in Arabia, è stata una giornata bellissima. Avevamo vinto la Coppa Italia e lottavamo per lo scudetto prima del lockdown, sono ricordi bellissimi. Battemmo la Juve con personalità”.
Su Inzaghi:
“Mi lascia fare il mio calcio, ma mi dice di stare sul pezzo in fase difensiva. Mi dici di puntare i difensori, fare quello che so fare: mi lascia essere me stesso”.
Sulla Coppa America vinta dall’Argentina:
“E’ stato bellissimo, una grandissima cosa perché l’Argentina non vinceva da tanto tempo. Poi vincere in Brasile è stato ancora più bello, siamo stati un gruppo di giocatori forte che ha lottato per un intero Paese. Per noi è stata una delle gioie più grandi, è stato troppo importante”.
Su Lautaro:
“Abbiamo un bellissimo rapporto, l’importante è stare bene insieme: giocare anche con l’Argentina ci aiuterà. Tutti e due vogliamo vincere, andrà tutto bene”.
Sull’esperienza all’Inter:
“Ero un ragazzino emozionato quando sono venuto, poi con tanti sforzi, dopo qualche anno, sono arrivato per restarci. Ora sono un uomo con un’esperienza nel calcio. Ora che sono qua davvero lo apprezzo ancora di più. Penso che si possono scrivere tante cose. E’ stato un punto di partenza, un sogno, è bello guardarsi indietro ma sempre pensando al futuro”.