Corsport: con Mazzarri nacque il grande Napoli. Senza Napoli, lui non è mai stato come prima

Il quotidiano ripercorre quegli anni: «creò un ciclo che in parte resiste ancora, la difesa a tre fu un esempio di modernismo. Poi s'invaghì d'altro nel momento sbagliato»

Mazzarri Napoli

Mg Bergamo 06/02/2022 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Cagliari / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nelle foto: Walter Mazzarri

Cagliari-Napoli è Napoli contro Mazzarri l’uomo con cui tutto cominciò. Giustamente il Corriere dello Sport, con Antonio Giordano, gli dedica un affresco:

È il Napoli ostinato, che non muore mai, che decollerà poi quando in quell’idea ci finirà dentro anche Cavani, con Pandev; è un esempio di modernismo di quel tempo (sono passati nove anni dal suo addio e ne sono capitate di cose) che attraverso la difesa a tre s’impossessa d’uno spazio sul quale si scorge l’ostinata convinzione in quel metodo dell’allenatore. Mazzarri è il ponte di ricongiunzione del Napoli con la sua stessa storia, ha avuto il potere di favorire il processo di internazionalizzazione di Benitez offrendo con l’omaggio della ricchezza della Champions League il «passepartout» per alimentare un nuovo ciclo, che in parte persino resiste ancora.

Il Mazzarri napoletano è una maschera d’eterna sofferenza, la giacca lanciata sulla panchina, le maniche della camicia arrotolate, i capelli presi a spazzolate con le dita nodose che intanto avevano già manipolato un carattere di ferro, per partite infinite e a modo loro indimenticabili che hanno segnato quella fase luminosa del Napoli: la Coppa Italia, il 2-1 sulla Juventus di Conte, è lo spartiacque tra l’oscurantismo pre-fallimento e la rinascita dalla C alla A. È quasi la posa della prima pietra per immergersi in una dimensione inaspettata e però ambita, nella quale lascia una scia e porta per sé (forse) il rimpianto d’essersi invaghito d’altro nel momento sbagliato: mai più Mazzarri è stato come prima (e mai ha saputo battere il Napoli).

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