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Stefano Fresi: «Fino ai 17 anni ero bello, magro, biondo e con gli occhi celesti. Rimorchiavo moltissimo»

Al Fatto: «Una volta girai una scena di sesso con Ambra Angiolini: in teoria dovevo starle sopra, ma la telecamera era fissa sul mio viso e sotto avevo un cuscino» 

Stefano Fresi: «Fino ai 17 anni ero bello, magro, biondo e con gli occhi celesti. Rimorchiavo moltissimo»

Il Fatto Quotidiano intervista Stefano Fresi. L’attore romano ha fatto parte del cast di “Un medico in famiglia”, ha partecipato a “Romanzo criminale”, è uno dei protagonisti della splendida trilogia di “Smetto quando voglio”. Su Sky
è tra i protagonisti di “Lasciarsi un giorno a Roma” e “I delitti del Bar Lume”. Racconta com’era da ragazzo:

«Magro fino ai 17 anni: ho iniziato a mangiare con il teatro e con le cene post spettacolo; il mio peso ha partecipato alla simpatia del personaggio: ora sono più grandicello e devo pensare alla salute, poi sono conclamato e posso permettermi di dimagrire».

Rimorchiava?

«Porca miseria. Ero bello, magro, biondo con gli occhi celesti. Inoltre suonavo e cantavo bene».

Suonava ovunque, poi Augusto Fornari gli chiese di comporre le musiche per uno spettacolo teatrale.

«Alle prove sono rimasto folgorato dal palco e dopo poco ho incontrato Gigi Proietti. Il massimo».

Racconta il suo rapporto con le scene di sesso.

«Per fortuna ne ho girate poche: per chi partecipa è la distruzione di ogni erotismo. Il massimo l’ho raggiunto con Ambra Angiolini: in teoria dovevo starle sopra, in pratica la telecamera era fissa sul mio viso e sotto avevo un cuscino. Ambra era seduta accanto a me mentre gemeva e recitava delle frasette; un’altra volta con Giulia Michelini: ci incontriamo, salutiamo, presentiamo e dopo i complimenti reciproci ci piazzano accanto a un muro per simulare qualcosa di molto acceso. Quando mia moglie ha visto la scena non è stata felicissima; al posto suo sarei impazzito».

La svolta della sua carriera è arrivata con “Smetto quando voglio”.

«Dopo quel film andai dalla mia agente e trovai 14 copioni per me; in tre settimane ero passato dal cercare pose a poter scegliere, è una sensazione che auguro a tutti».

Racconta di non essere mai andato in terapia, ma di prestarsi a fare il terapeuta per gli altri.

«Ho molte persone che mi usano come terapeuta. So ascoltare. È uno dei pochi pregi che mi riconosco, ed e è fondamentale per il mio lavoro».

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