ilNapolista

Nadal, gli psicologi impazziscono per analizzare la “mente della bestia”

Su El Mundo: non ha mai avuto un psicologo, ma aveva zio Toni. “Quelli non sono tic ossessivo-compulsivi, sono routine per resettare la mente”

Nadal, gli psicologi impazziscono per analizzare la “mente della bestia”
Roma 19/05/2019 - Internazionali BNL d'Italia / foto Andrea Staccioli/Insidefoto/Image Sport nella foto: Rafael Nadal

Il Telegraph l’altro giorno ha vivisezionato i “tic” di Nadal tra un punto e l’altro. Sono una vecchia storia, un tormentone, che per i meno avvezzi alle cose tennistiche ha a che fare con una sorta di disturbo ossessivo-compulsivo. Ma la psicologia di Nadal è protagonista, dopo l’incredibile rimonta a Medvedev nella finale degli Australian Open,  quasi al pari delle sue doti fisiche e tecniche. Ci torna ancora una volta su El Mundo. Che tanto per cominciare ribadisce: “No, Nadal non soffre di alcun disturbo. Ha meccanizzato una routine che lo libera dai dubbi tra un punto e un altro, permettendogli di mantenere la concentrazione, cosa di cui ha dato ancora una volta una dimostrazione epica”.

Il tennista che non si avvale di uno psicologo, cosa insolita nel suo settore, mostra, invece, una maturità emotiva che non risponde solo al suo carattere, ma a un lavoro programmato. Fare bene i compiti, orientarsi al gioco più che alla vittoria, giocare ogni punto come se fosse un gioco a sé e meccanizzare il momento in cui la palla non è in gioco per non uscire mentalmente dal gioco, sono alcuni dei tratti, tra gli altri, che gli psicologi osservano in questo viaggio nella mente della bestia, la sua arma migliore per invertire le avversità”.

Per El Mundo nella sua mente “si combinano le condizioni tipiche di un manuale di sopravvivenza”:

I compiti sono il tuo gioco. La vittoria sarà una conseguenza, ma non viene prima del compito. Ogni volta che parla, si riferisce a questo, ed è qualcosa su cui ha lavorato duramente sin dai suoi allenamenti”, afferma José Carrascosa, psicologo che ha lavorato per numerosi atleti e, oggi, fa parte dello staff dell’Athletic Bilbao. “Dice che non ha avuto bisogno di lavorare con uno psicologo, forse perché ne aveva uno a casa, suo zio Toni”.

”Vincere è qualcosa che non puoi controllare, perché se Federer mette tutte le palle sulla linea hai perso. Pertanto, puoi solo controllare il tuo gioco, portarlo al massimo. Così ripeteva sempre a Rafael: ‘Fai il tuo gioco e fallo bene’. ‘Se non sei capace di vincere da solo, almeno non aiutare il tuo avversario a farlo’ “.

Basta guardare come si comporta Nadal in campo:

”Come controllare la frustrazione è fondamentale. Con Nadal si vede che, dopo un errore, si pente, ma non resta lì, mentalmente bloccato. Passa rapidamente al punto successivo. In realtà, esegue un “reset” mentale“, spiega Carrascosa.

Il segreto, dunque, è zio Toni. ”La stessa cosa che ha proposto a Rafael, altri non erano disposti a farlo, ovviamente. Una delle cose su cui insisteva sempre era di non lamentarsi. È quello che è e devi giocare. Non mi piacciono le persone che si lamentano. Chi lo fa non è disposto a fare nulla per cambiare la propria situazione”.

Come Carrascosa, il suo collega Carlos Rey insiste sul fatto che tutti questi consigli sono linee guida emotive, anche se non sono scritte in un manuale di psicologia, né Toni Nadal vuole rivendicarne il merito. “Non stiamo parlando di un disturbo ossessivo-compulsivo, anche se il protocollo che sviluppa è simile a chi ce l’ha. Quello che fa Nadal è stabilire delle regole quando non c’è il gioco, perché questo permette alla coscienza di non essere disordinata, che il caos non ti assale. Lo vediamo ai rigori, nelle punizioni di Cristiano Ronaldo, nei suoi passi indietro, o prima di tanti tiri liberi nel basket”.

“Melbourne è stata ancora una volta testimone. Non è la mente del matematico John Forbes Nash, ma è una mente meravigliosa”, quella di Nadal.

ilnapolista © riproduzione riservata