ilNapolista

Rocco Papaleo: «Iniziai a fumare con mia madre, aprivamo il pacchetto da sotto di nascosto da mio padre» 

Al CorSera: «Scelsi lo Scientifico solo perché stava a 19 chilometri da casa. Mi dava l’idea di viaggiare, potevo fumare per strada» 

Rocco Papaleo: «Iniziai a fumare con mia madre, aprivamo il pacchetto da sotto di nascosto da mio padre» 
Db Milano 13/12/2018 - red carpet trasmissione Tv 'X-Factor' / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Rocco Papaleo

Il Corriere della Sera intervista Rocco Papaleo. Racconta la sua gioventù, a partire dalla scelta del liceo, che definisce il momento topico di quegli anni.

«Scelsi lo Scientifico solo perché stava a Lagonegro, 19 chilometri da Lauria. Dovevo alzarmi un’ora prima, ma mi dava l’idea di viaggiare, avere libertà. Potevo fumare per strada: avevo iniziato l’estate dopo le medie, con mamma, di nascosto da mio padre. Prendevamo il pacchetto, l’aprivamo da sotto, sfilavamo una sigaretta e lo ricomponevamo affinché lui non se ne accorgesse. Era un gioco, un’intimità spericolata. Con mamma ho avuto un rapporto di gran confidenza, almeno finché le problematiche erano accessibili sia a me sia a lei, che non era un’intellettuale ed era religiosa al limite del bigotto. Però era tanto simpatica».

Si racconta da piccolo:

«Ero un bambino felice, figlio unico in una famiglia degli anni ’60, con papà impiegato delle imposte, i parenti nei giorni di festa. Avevo tutto quello che desideravo o forse non avevo desideri eccessivi».

A scuola se la cavava.

«Scrivevo bei compiti di italiano. Una volta ne scrissi uno su Corradino di Svevia e il prof lo annullò: era così bello che pensò l’avessi copiato».

Non pensava alla recitazione, ma aveva la predisposizione a far ridere.

«Un’amica mi iscrisse a una scuola di recitazione a mia insaputa».

La prima piccola parte fu con Mario Monicelli, in Male Oscuro. Poi arrivò Bruno Corbucci.

«Avevo speso anni per pulire la dizione e mi scelse per parlare dialetto lucano nella serie Classe di ferro, su militari di leva di tutte le regioni. La puntata di cui ero protagonista andò in onda poche ore prima che mio padre morisse. Stava male da tempo, io e mamma decidiamo di vedere la tv con papà di là. Fu una commozione strana, come fosse seduto con noi».

Su Pieraccioni, grazie al quale arrivò la vera svolta:

«La svolta viene quando Giovanni Veronesi mi presentò a Pieraccioni: mi aveva visto suonare la chitarra a una festa. Con lui, poi, ho fatto quattro film e abitiamo anche vicini».

ilnapolista © riproduzione riservata