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Insigne meglio in campo che col cappotto cammello da maxiprocesso. Petagna invece…

Se il Napoli avesse pareggiato o addirittura vinto, nemmeno Gasperini avrebbe avuto nulla da ridire. Mario Rui si sta facendo perdonare tutto il passato

Insigne meglio in campo che col cappotto cammello da maxiprocesso. Petagna invece…

Pareggiare quasi al fischio finale con il Sassuolo è una specie di dolore, perdere al Maradona contro l’Atalanta è un dolore al livello del mare che non vuol dire che non faccia male, però conserva in sé una sorta di bellezza. Ieri sera abbiamo provato dispiacere eppure non siamo stati troppo distanti dalla gioia. Sofferenza e felicità hanno viaggiato di pari passo nell’arco dei novanta minuti, sfiorandosi – in alcuni momenti – sovrapponendosi; soltanto al fischio finale il dolore ha vinto, ma ci ha lasciato in faccia e sul cuore una ferita sopportabile. Tutto questo è stato possibile perché il Napoli ieri sera ha giocato a pallone, così come ha fatto quasi sempre quest’anno. E ha giocato a pallone nonostante le numerose e importanti assenze, ha giocato a pallone modificandosi e andando a prendere il forte avversario sul suo terreno. Ieri sera l’Atalanta ha vinto con merito, ma se il Napoli avesse pareggiato o addirittura vinto, nessuno – nemmeno Gasperini – avrebbe avuto nulla da ridire. È stata una bella partita, con dentro alcuni momenti sorprendenti, alcune piccole felicità.

Rare volte quando si perde in casa l’arrabbiatura s’accompagna alla speranza e a qualche certezza. Ieri sera ce ne siamo andati con tale convinzione: il Napoli è forte e l’allenatore è bravo e coraggioso. Certo, in alcuni ruoli fondamentali servirebbero un paio di ricambi all’altezza. Non vogliamo qui umiliare Petagna, però si fa fatica a immaginarlo come calciatore di una squadra d’alta classifica, e non discutiamo l’impegno. Il gol sbagliato sul finale è abbastanza incredibile, non era facile il tiro, ma era alla portata di un buon attaccante. Petagna fa addirittura peggio quando riceve palla a centrocampo, col solo compito di tenerla, difenderla e magari smistarla, e invece sbaglia spesso il primo controllo, su palla rasoterra. È roba da serie A questa? Resta qualche dubbio. Infine, perché Petagna si lamenta spesso dei passaggi dei compagni? Una volta è troppo dietro, una volta è troppo avanti, troppo profonda, troppo laterale, troppo alta, troppo bassa (!?). Peta’, mi sa che sei tu, o no?

Insigne lo preferiamo in campo, così da risparmiarci la visione oscena del capitano con quel cappotto cammello che nemmeno ‘o maxiprocesso sarebbe ‘o cchiù bello (scusa Faber).

Mario Rui di partita in partita si fa perdonare (almeno da me) tutto il suo passato, le perdute stagioni, gli stop sbagliati, le entrate fuori tempo. Mario, ti voglio quasi bene.

Malcuit è parso irreale, quasi non fosse lui. Non era lui? Bravissimo nell’occasione del primo gol del Napoli – bravi tutti: Lozano, Mertens e naturalmente Zielinski – ma fenomenale nel lancio con l’esterno, di prima intenzione, che fa a Mertens per il secondo gol. Una roba degna di Iniesta, di Xavi, di Pirlo. Avrebbe potuto anche segnare a un certo punto ma sarebbe stato troppo.

Questa è stata una settimana complicata, portiamo a casa un punto in due partite e, francamente, avrebbero dovuto (e potuto) essere quattro, ma andiamo avanti, ci attendono un sacco di sfide fino a Natale. Io credo in questa squadra.

Dico una cosa su Mertens: fenomeno.

Amelia Rosseli in un verso scrive: «I fiori vengono in dono e poi si dilatano», se quello che abbiamo visto fino alla partita con la Lazio è stato un fiore ricevuto in dono dal bel gioco, dalla determinazione, dall’applicazione, adesso abbiamo assistito al suo dilatarsi, che è diverso dall’appassirsi. I fiori vanno e vengono, e i fiorai riaprono anche di domenica.

Il Napoli deve perseverare. Mi raccomando, non ci disuniamo.

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