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Calabria: «C’è troppa pressione nel calcio. Se non sei forte abbastanza, San Siro ti uccide»

A Rivista Undici: «Si mettono alla gogna ventenni che sbagliano qualcosa, in campo o fuori. Si scava nella vita degli altri senza pensare ai danni per i calciatori e le loro famiglie»

Calabria: «C’è troppa pressione nel calcio. Se non sei forte abbastanza, San Siro ti uccide»
Mg Milano 07/11/2021 - campionato di calcio serie A / Milan-Inter / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Davide Calabria

Su Rivista Undici un’intervista a Davide Calabria, difensore e capitano del Milan. Parla del peso di essere un calciatore.

«C’è troppa pressione, c’è troppa ansia in questo mondo. Anche da parte dei media, delle tv, ci sono troppi riflettori su ragazzi che poi subiscono molto questa attenzione. Ci sono stati dei momenti in cui io ho patito, perché alla fine sei sempre un ragazzino di vent’anni. Adesso invece a volte mi sento parlare e mi sembro un quarantenne, ma ho solo 25 anni, sono ancora un ragazzo. Ma questo mondo ti porta a crescere molto prima, però devi scottarti».

Anche giocare a San Siro non è semplice.

«Tanti ragazzi fanno fatica ad affrontare le pressioni, e a superarle. Per esempio, non è bello ricevere insulti in partita, e non è facile giocare in uno stadio come San Siro. Devi essere caratterialmente molto forte, perché sennò ti uccide. E poi sei costretto ad andare via. Solo chi riesce a mantenere un livello molto alto può rimanere in una squadra come il Milan, anzi devi continuare a crescere. Io penso di esserci riuscito con il passare degli anni».

Calabria parla del suo desiderio di impegnarsi su temi importanti come il razzismo.

«Prima o poi vorrei dedicarmi a fare campagna e a sensibilizzare su determinati temi. Come fa Rashford. Contro il razzismo per esempio».

E sul modo in cui i media parlano di sport:

«È sbagliato quasi tutto. Tipo mettere alla gogna un ventenne che sbaglia qualcosa, in campo o fuori. Tipo parlare della vita privata delle persone senza pensare ai danni che puoi creare ai calciatori oppure alle famiglie. Cercare sempre di scavare dentro la vita degli altri. E soprattutto i media avrebbero un potere molto forte per aiutare certe campagne ad avere ancora più eco. Anziché mettersi una riga rossa in viso. Ma qui torniamo all’inizio: bisognerebbe insegnare il rispetto e l’uguaglianza ai bambini, bisognerebbe farlo nelle scuole».

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