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Sorrentino: «Maradona era mio amico anche se non lo conoscevo. Gli amici ti fanno regali, lui regalava arte» 

Al CorSera: «Faceva cose che ancora non hanno una spiegazione. Ha sempre destato meraviglia. Il Napoli per me era mio padre. Senza più lui me ne allontanai»

Sorrentino: «Maradona era mio amico anche se non lo conoscevo. Gli amici ti fanno regali, lui regalava arte» 
Director Paolo Sorrentino attends the photocall for the Italian premiere of "The Hand Of God" at Hotel Vesuvio (Kontrolab)

Oggi esce nelle sale cinematografiche “È stata la mano di Dio”, il film di Paolo Sorrentino dedicato a Diego Armando Maradona. Il Corriere della Sera intervista il regista.

«Gli amici sono persone che ti fanno anche regali. Maradona era mio amico anche se non l’ho mai conosciuto, perché regalava arte calcistica come Pino Daniele regalava arte musicale e Massimo Troisi arte cinematografica. Perciò sono stati e restano amici di tutti quelli che li hanno amati».

Si capì dal suo arrivo a Napoli che aveva un altro passo rispetto agli altri, racconta.

«Faceva cose che ancora non hanno una spiegazione».

Non solo il gol contro la Juventus su punizione dall’interno dell’area.

«Quello è il più famoso, ma c’è anche altro. Ricordo certi pallonetti in cui la traiettoria non era quella di una parabola, ma il pallone saliva e poi scendeva prendendo la direzione della porta. Come se disegnasse due cateti di un triangolo».

Continua:

«Per me la differenza è tra chi desta meraviglia e chi no. E Maradona ha sempre destato meraviglia».

Ai tempi di Maradona, già il percorso verso lo stadio era un’esperienza da vivere, prima ancora della partita.

«In effetti me lo sono goduto davvero nei suoi primi anni a Napoli, quando ogni domenica andare allo stadio era una esperienza entusiasmante già prima di arrivarci. Scendevamo a piedi dal Vomero fino a Fuorigrotta, attraversando rigorosamente una scorciatoia di campagna. E lungo la strada passavamo a prendere una signora che di calcio non capiva niente ma avevamo eletto a nostro portafortuna, e quindi ogni volta doveva esserci anche lei con noi. È stato sempre così, dall’84 fino all’87».

Sorrentino non partecipò ai festeggiamenti per il primo scudetto del Napoli.

«I miei genitori erano morti da circa un mese. Non partecipai alla festa, in quel periodo non pensavo al Napoli né a Maradona».

E neppure al secondo scudetto: era già andato via dalla città.

«Il Napoli era una cosa che condividevo soprattutto con mio padre. Senza più lui me ne allontanai. E poi lasciai la città, cambiai vita. E quindi nemmeno la vittoria del secondo scudetto la sentii con particolare intensità. Perciò sto ancora aspettando che il Napoli diventi per la terza volta campione d’Italia. Per goderne come avrei voluto tanti anni fa».

 

 

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