A The Guardian: «Il successo più grande della mia carriera è lo scudetto con la Roma. Il Mondiale vale più per chi vince ogni anno che per chi vince raramente»
Francesco Totti ha rilasciato un’intervista a The Guardian. Ha parlato della differenza tra il calcio di quando lui giocava e quello di oggi.
«Io ho iniziato a giocare in tempi diversi, in un calcio diverso, fatto di passione e di affetto verso i tifosi. Giocare nella squadra che ho sempre tifato? È stato più facile per me fare questa scelta. Fare un paragone tra i miei tempi e quelli di oggi è difficile. Oggi c’è più business. Vai dove puoi fare più soldi. 25 anni nella stessa squadra non rappresentano un traguardo di poco conto: sono diventato il capitano, uno dei giocatori più importanti giocatori. Devi essere sempre all’altezza. La città dove nasci è sempre la più bella, è naturale per tutti. Però Roma per me è davvero la città più bella del mondo».
Totti guarda al suo passato:
«Rimpianti? Ho fatto il massimo che ho potuto e ho conquistato tutto quello che si poteva conquistare».
Più importante del Mondiale vinto nel 2006, dice, c’è stato lo scudetto con la Roma nel 2001.
«Mi danno del folle se dico che è il successo più grande della mia carriera. Ovviamente la Coppa del Mondo è il punto più alto ma questo vale più per chi vince ogni anno, come i giocatori della Juventus, che per chi vince raramente».
Sul rifiuto di passare al Milan nel 1996-7:
«È stato l’unico club al di là della Roma in cui ho fantasticato di giocare ma le decisioni sono sempre state prese da me, con la mia testa. Anche se la tua famiglia poi ti dà dei consigli. Ma alla fine ero molto giovane, sapevo di avere tempo».
Sull’offerta del Real Madrid nell’estate 2006.
«Ci sono stati alcuni giorni in cui ero con un piede a casa e con un piede lì, ma la scelta di rimanere a Roma è stata fatta con il cuore. In quei momenti, quando ti senti così, non puoi andare via. Il Real Madrid è l’altro club in cui avrei potuto giocare, un’esperienza in un altro paese sarebbe potuto essere qualcosa di bello per me e per la mia famiglia».
Sul ritiro dal calcio, nel 2017:
«Non sei mai pronto per fermarti. All’inizio non l’ho vissuta bene ma lentamente mi sono convinto che era la scelta giusta».