Thuram: «Basta dire che i razzisti allo stadio non sono veri tifosi, leviamo di mezzo l’ipocrisia»
Al Salone di Torino: «La neutralità dell'Italia sul fatto di inginocchiarsi significa che i giocatori non vedono il problema. Ma non dicano che lo fanno per non fare politica»
Al Salone di Torino: «La neutralità dell'Italia sul fatto di inginocchiarsi significa che i giocatori non vedono il problema. Ma non dicano che lo fanno per non fare politica»
Ieri Lilian Thuram è intervenuto come ospite al Salone del Libro di Torino. Su La Stampa altre dichiarazioni dell’ex campione della Juve oltre a quelle che abbiamo già pubblicato ieri.
Racconta l’atteggiamento dei compagni di squadra di fronte agli episodi di razzismo che lo coinvolgevano quando giocava a calcio.
«Quando giocavo capitavano cori razzisti e i compagni bianchi mi davano pacche sulle spalle per dirmi che non era grave. Volevano farmi stare meglio ed era uno sbaglio clamoroso. Un pensiero bianco. In Italia, a ogni singolo problema di razzismo sembra che sia la prima volta. Mi fa impazzire quando dite: quelli che fanno buu non sono veri tifosi. Certo che lo sono: seguono una squadra, vanno allo stadio, si mettono la sciarpa. Sono tifosi. Leviamo di mezzo l’ipocrisia».
Ne parlava con i compagni del Parma e della Juve?
«Di tanto in tanto, ma non c’era troppa voglia di capire».
Cosa si deve fare negli stadi per mettere un freno alla deriva?
«Se vogliamo cambiare le cose la rivolta deve partire dai giocatori bianchi. Le donne hanno protestato per avere il diritto di voto, ma poi la legge chi l’ha riscritta? Gli uomini. Ed è uguale. Non si può chiedere ai giocatori neri che cosa bisogna fare, chiediamolo ai bianchi».
Il portiere del Milan Maignan ha scritto su Instagram “Perché ci trattate come bestie?”.
«Quando lo scrive un giocatore bianco ne riparliamo».
Sull’Italia, che agli Europei ha scelto di inginocchiarsi solo davanti alle squadre che facevano altrettanto.
«Ho vissuto qui, non mi aspettavo nulla di diverso. Vuol dire che la maggioranza di quei giocatori non si preoccupano di chi soffre le conseguenze del razzismo. Però non dicano che scelgono questo comportamento per non fare politica. Il calcio è politica. Non inginocchiarsi è politica».