ilNapolista

The Athletic: l’inedita tattica difensiva delle squadre di Serie A sulle punizioni

Su quelle distanti, in tutta Europa si difende con una linea altissima. Invece almeno 7 squadre italiane usano una doppia linea. E funziona

The Athletic: l’inedita tattica difensiva delle squadre di Serie A sulle punizioni

The Athletic ha notato che molte squadre di Serie A hanno un modo di difendere sui calci piazzati da lunga distanza, inedito. E’ una tattica che non si vede usata altrove, in Europa e che invece in Italia usano almeno 7 squadre su venti. Ed è profittevole.

Lo spiega in un lungo pezzo, molto approfondito, Michael Cox. Sulle punizioni da 40-50 metri, in Europa ci si difende tenendo la linea dei difensori molto alta lontana dalla porta. In modo tale, alla battuta la linea si muove a ritroso, nella speranza di far cadere l’avversario in fuorigioco. Fanno così un po’ tutte le grandi squadre: il Bayern Monaco, l’Atletico Madrid, il Barcellona, il Psg, il Chelsea e il Manchester City. Invece, scrive Cox, “le eccezioni sono quasi tutte in serie A”.

Squadre come Milan e Atalanta, per esempio, usano una doppia linea di quattro a ridosso della porta. Lo hanno fatto in Champions, anche.  E s’è messa così anche la Juventus contro il Torino nel derby. “Più guardi alla serie A, più ti rendi conto che questo atteggiamento è sempre più popolare. La squadra più estrema è l’Empoli che si posiziona quasi a cinque metri dalla linea anche se la palla è a cinquanta metri”, scrive ancora The Athletic. Carlo Ancelotti faceva lo stesso all’Everton, poi è arrivato Rafa Benítez. Al Real Madrid Ancelotti ora usa un sistema misto.

Cox scrive che è complicato dimostrare se funzioni di più o di meno, perché “non sono disponibili statistiche paragonabili a quelle dei rigori, angoli o punizioni dirette, ma guardando un paio di centinaia di calci di punizione difesi in questo modo insolito, è chiaro che devono esserci dei vantaggi”. Ovvero: “l’insolita configurazione sembra confondere il tiratore. Di solito, con una squadra che si alza, la palla finisce tra il portiere e la linea difensiva, nel corridoio dell’incertezza. Se la linea è bassa, quel divario è molto più sottile e il tiratore non sa se calciare profondo o no. Un’alta percentuale di passaggi in queste situazioni si perde. In secondo luogo, il muro profondo consente di trovarsi già nella posizione migliore del corpo per avanzare e attaccare la palla”.

ilnapolista © riproduzione riservata