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Koulibaly combatte il razzismo con l’inclusione, da leader politico

Il suo desiderio di incontrare il tifoso razzista «per capire il perché» lo restituisce a una dimensione sovracalcistica. Nel giorno del falconiere della Lazio che inneggia al Duce

Koulibaly combatte il razzismo con l’inclusione, da leader politico
Torino 28/07/2020 - campionato di calcio serie A / Inter-Napoli / foto Image Sport nella foto: Kalidou Koulibaly

Kalidou è l’orgoglio di una civiltà evoluta. È insieme un moderno Madiba, il carismatico Nelson Mandela che guidò il popolo nero del Sudafrica nel lungo cammino per la libertà. E nello stesso tempo è anche l’erede del sommo poeta africano, il simbolo di quella cultura meticcia tra Africa ed Europa, Léopold Sedar Senghor, il presidente del suo paese, il Senegal, affrancato dal colonialismo francese.

Kalidou è sommerso da affetto e solidarietà, in questi giorni dopo l’offesa razzista del tifoso della Fiorentina. Non ha dormito per due notti, Koulibaly, il gigante buono, commuovendo non solo i suoi tifosi. E da leader, da saggio intellettuale, oltre che giocatore, ha espresso il desiderio di incontrare il tifoso fiorentino “per capire il perché di tutto questo”.

Davvero KK è un grande leader internazionale. Offeso, amareggiato, addolorato chiede di incontrare il suo carnefice, per capire. Un gesto di pacificazione, un messaggio per far prevalere la ragione nel giorno in cui esplode la vicenda del falconiere della Lazio che fa il saluto romano all’Olimpico provocando l’ira della comunità ebraica che chiede la cacciata dei fascisti dagli stadi.

Kalidou è un fratello napoletano, ed è certo suggestivo immaginarlo come il sindaco delle Soweto dell’Europa moderna, un nuovo Lèopold Senghor appunto, ma è così. Lui dà voce al popolo degli sfruttati neri, dei braccianti e degli esuli. Non più stranieri in terra ostile, ma figli sofferenti di quella generazione che attraversò deserti e mari per raggiungere l’Europa.

Per noi tifosi, è il grande e rassicurante Kalidou, nominato sul campo il “comandante” da mister Luciano Spalletti. Ha affiancato, per non dire “commissariato” il capitano Lorenzo Insigne. I due sono diventati così i rappresentanti e i mediatori dello spogliatoio nel rapporto con la società. E i frutti del ruolo attivo di Kalidou si vedono (”Me l’ha chiesto Spalletti per motivare la squadra”).
Lunga vita a questo condottiero moderno, al nostro gigante buono.

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