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Il Napoli di Spalletti e Osimhen è più forte di una Napoli autolesionista e che non sa difendersi

Battuto il Torino 1-0. Sempre primi a punteggio pieno. Ma qui tutto diventa un problema: dal furto di una Panda al contratto di Insigne che continua a sbagliare rigori. È impossibile dare torto a Sacchi

Il Napoli di Spalletti e Osimhen è più forte di una Napoli autolesionista e che non sa difendersi
Napoli 17/10/2021 - campionato di calcio serie A / Napoli-Torino / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Victor Osimhen

Il Napoli di Spalletti e di Osimhen è più forte di tutto. Più forte dell’autolesionismo cronico, dell’incapacità di ribellarsi a una narrazione che da sempre ridicolizza Napoli e che spesso a Napoli sta bene. Il Napoli vince l’ottava partita consecutiva in otto partite. Resta a punteggio pieno e quindi in testa alla classifica. Uno a zero al Torino, gol di Osimhen all’80esimo. Quando Insigne in campo non c’era più. Dobbiamo sottolinearlo. Sostituito al 71esimo da Mertens, dopo aver sbagliato l’ennesimo rigore. È il Napoli di Osimhen. Di Koulibaly. Di Anguissa. Di Ospina. Anche di Lozano, pure se si è arrabbiato per essere stato sostituito dopo essere entrato nel secondo tempo. È il Napoli dell’azione che ha portato al gol, azione corale che fotografa l’immenso lavoro di Spalletti che ha rivoltato come un calzino una squadra che per due anni consecutivi è incredibilmente rimasta fuori dalla Champions. Ma oggi la nostra analisi non può che essere rivolta a quel che è accaduto in settimana.

È possibile trovare una città in cui dopo sette vittorie in sette partite, primi in classifica a punteggio pieno, si arriva al match in un clima surreale di tensione? Questo posto esiste e si chiama Napoli. Siamo bravi ad offenderci quando i professionisti del calcio come Arrigo Sacchi dichiarano che vincere a Napoli è operazione complessa perché l’ambiente non è abituato. E infatti basta il furto di una Fiat Panda, unito a quello di una Fiat Cinquecento, a creare un clima tanto surreale quanto autolesionistico. Si addensano le ombre della camorra (per una Panda rubata!!!), quotidiani nazionali (Repubblica) scrivono che nessuno lo dice ma molti in città pensano all’equazione “Napoli+furti ai giocatori+squadra in testa al campionato uguale sospetto”. Il che non è nemmeno distante dal vero visto il kolossal di fantascienza allestito dopo Napoli-Verona dello scorso anno e la Champions perduta all’ultimo metro: un tripudio di autolesionismo, degno di essere studiato a convegni di psichiatria collettiva. A questo aggiungiamo il grottesco tormentone sul contratto di Insigne che nel frattempo continua a farsi notare per i rigori sbagliati. Insigne trattato – da mesi – come se stessimo parlando del rinnovo di Maradona o Careca.

Napoli è vittima di sé stessa, perché non dimentichiamo che questa è una città che da anni considera nemico numero uno l’uomo che le consente da oltre un decennio di essere ai vertici del calcio italiano. Napoli è vittima e allo stesso tempo è carnefice, è responsabile di questa situazione. Èd è vittima dell’immagine che ha contribuito a offrire di sé. E ne paga le conseguenze. Napoli può essere manipolata a piacimento.

E così una partita che il Napoli dovrebbe giocare in discesa, visto che è primo in classifica a punteggio pieno dopo sette giornate, diventa una partita per dimostrare qualcosa. La squadra che sta dominando il campionato, deve dimostrare. Deve dimostrare che dietro il furto di una Panda non c’è alcun disegno criminoso della camorra (che esiste, sia chiaro, ma probabilmente ha traffici più remunerativi rispetto a una utilitaria). Deve dimostrare che non risente della jacovella (tiritera) su Insigne. Siamo oltre l’assurdo. Napoli si fa male da sola. Tanto tempo, a Firenze, dopo una sconfitta per 3-1, Maradona disse una frase che gli toccò una giornata di squalifica: «Oggi abbiamo capito che giochiamo contro tutta quanti». Ma intendeva gli arbitri, il Palazzo, non noi stessi.

Un contesto che è tutto un disequilibrio sotto la follia. E non indugiamo sulla vicenda ammutinamento le cui conseguenze legali terranno banco chissà ancora per quanto tempo. Luciano Spalletti lo ha capito. Ha capito che vincere qui sarebbe una impresa stratosferica, diciamo pure che è un’impresa ai limiti dell’impossibile. Ieri, per la prima volta, ha mostrato un po’ di nervosismo in conferenza stampa. Ha definito i giornalisti spaventatori. Dopo il rigore di Insigne, ha applaudito. Una squadra che dovrebbe giocare su un piano inclinato in discesa, invece si ritrova nella condizione dei salmoni. E il Napoli ce la mette tutta per battere il coriaceo Torino di Juric. Ce la mette tutta anche per non vincerla, la partita. Insigne sbaglia l’ennesimo rigore. Il Var revoca il gol di Di Lorenzo effettivamente in fuorigioco. Lozano colpisce il palo. Per fortuna c’è Ospina che toglie a Brekalo un gol che sembrava fatto. Ha rischiato anche di perderla, nella seconda parte il Torino è cresciuto.

Qualcuno era pronto a prendersela con la nuova maglia formato Halloween. Questa idea di sfornare magliette a tempo non piacerà ai tradizionalisti ma ha i suoi estimatori. Una maglietta che ha finito col descrivere perfettamente la situazione: solo che nella ragnatela ha rischiato di finirci il Napoli. Vincendole tutte. Figuriamoci dopo un risultato negativo che prima o poi arriverà. Perché il Napoli non potrà vincerle tutte. Ma se basta il furto di una Panda a rendere tutto così precario, non riusciamo proprio a immaginare come possiamo dare torto ad Arrigo Sacchi.

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