Franco Baresi: «Ringrazierò sempre il Milan, da ragazzo mi diede un’ancora a cui aggrapparmi»
A Sportweek: «Ho perso entrambi i genitori a 14 anni, diventai ancora più chiuso. Tenevo tutto dentro, poi mi sfogavo in partita»
A Sportweek: «Ho perso entrambi i genitori a 14 anni, diventai ancora più chiuso. Tenevo tutto dentro, poi mi sfogavo in partita»
Franco Baresi si racconta a Sportweek. A partire dalle sue origini familiari.
«Un casale di campagna. Umile, ma dove si respiravano valori sinceri: solidarietà, disponibilità verso l’altro, senso del lavoro e del sacrificio. Valori che mi sono portato dietro per tutta la vita. In quella fattoria a quattro cinque chilometri da Travagliato, il paese vicino a Brescia dove sono nato, lavoravano i miei genitori contadini insieme ad altre famiglie, e nel cortile io ho cominciato a tirare i primi calci. Avevo cinque anni».
Due fratelli e due sorelle: Lucia, Angelo, Beppe ed Emanuela. A 14 anni perse entrambi i genitori, a poca distanza l’uno dall’altro.
«Certamente la morte prematura dei miei ha influito sulla mia crescita, sulla mia formazione e, quindi, sulla mia personalità. È stato inevitabile. Già ero uno di poche parole, dopo la scomparsa di mio padre e mia madre mi sono fortificato, ma dentro. Dentro mi tenevo tutto. Ancora oggi mi chiedono, stupiti: però in campo ti trasformavi. Vero, in campo mi trasformavo».
Tirava fuori il dolore, la rabbia?
«La rabbia no. Facevo uscire la voglia di lottare contro le avversità della vita e del destino, che in quel momento prendevano la forma della partita e il volto degli avversari».
Tanti gli furono vicini, in quel periodo, ma lui ringrazia soprattutto il Milan.
«Sarebbero troppi quelli da ringraziare. L’importante è ricordarsi di pronunciarlo, il “grazie”. Certamente uno va rivolto al Milan, che mi diede un’ancora a cui aggrapparmi».