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La miseria umana nel calcio italiano non trova mai fine

Per anni si è lasciato andare per evitare di fare da cassa di risonanza per determinati tifosi, definite frange politicizzate ma ad oggi siamo l’unico campionato in Europa che permette tali manifestazioni di insofferenza sociale.

La miseria umana nel calcio italiano non trova mai fine
foto Hermann

Da Torino, sponda Juventus, alla Dacia Arena si assiste al declino mesto del mondo pallonaro italico.

Dal “negro” urlato a Mike Maignan portiere del Milan durante tutto il riscaldamento allo Stadium ai “Lavali col fuoco” dei tifosi udinesi per ritornare ai beceri ululati a Bakayoko dei tifosi laziali fino al silenzio istituzionale in un paese che si riscopre arretrato e vittima di un sistema che tollera e non interviene.

Per anni si è lasciato andare per evitare di fare da cassa di risonanza per determinati tifosi, definite frange politicizzate ma ad oggi siamo l’unico campionato in Europa che permette tali manifestazioni di insofferenza sociale.

La Figc, la Lega Calcio e gli addetti ai lavori dovrebbero alzare la voce e dimostrare di dissociarsi con i fatti e non con paternali bonarie, da tali eventi. Siamo pur sempre la nazione campione d’Europa ma nello stile e nell’educazione siamo ultimi nel ranking della decenza.

Si combatte il razzismo negli stadi con un annuncio dello speaker che minaccia la probabile sospensione della gara e la perdita a tavolino. Cosa successa una sola volta nella storia della Serie A, perpetrata dall’arbitro Gavilucci che, al netto dei fatti, ora arbitra all’estero perché cacciato dai vertici arbitrali. Il livello di importanza che media, federazioni, società e calciatori, danno alla questione è minima e non pare interessargli più di tanto. E allora se l’Italia non è capace intervenga la Uefa per porre fine a questo scempio, scendessero in campo i presidenti e minacciassero uno sciopero per tutelare la propria città e i propri tesserati ma lasciare andare ancora la questione, limitandosi a definirla circoscritta a quattro stupidi, non è più tollerabile.

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