La Gazzetta non si rassegna: “Spalletti sta sfruttando l’ottimo lavoro di Gattuso”
Come l'ultimo giapponese nella foresta, combatte in nome dell'amicizia negando la realtà ormai dilagante. Scrive di “personalità impiantata da Gattuso”. Come no, basta ricordare Napoli-Verona e le due Champions perdute

foto Hermann
Come l’ultimo giapponese nella foresta, la Gazzetta combatte la propria battaglia. È ammirevole, perché l’amicizia è un sentimento nobile. Superiore all’amore. E la Gazzetta non dimentica l’amico Gattuso che è una bravissima persona ma che è stato calcisticamente una sciagura per Napoli. Sciagura peraltro ampiamente prevedibile. Ma Gattuso per sua fortuna gode di grandi amicizie nel mondo giornalistico. E così, mentre il meraviglioso Napoli di Spalletti ha reso evidente la realtà anche ai più ostinati, in via Solferino non si rassegnano. Gattuso è citato addirittura in due articoli diversi. Prima a proposito della gestione del gruppo:
Spalletti finora è stato magistrale nella gestione del gruppo (sfruttando, va detto, anche l’ottimo lavoro svolto da Gattuso nella scorsa stagione) e che potrà farsi guidare dall’esperienza maturata a Roma, altra piazza incline a notevoli eccitazioni e altrettanto notevoli depressioni.
E poi addirittura della personalità.
questo Napoli, maturato negli anni, è il deposito di lezioni diverse. Conserva sotto pelle la cultura del gioco di Sarri e nel cuore la personalità forte impiantata da Gattuso.
Evidentemente alla Gazzetta non sanno di Napoli-Verona, della Champions sfumata con una partita inguardabile, delle due qualificazioni Champions consecutive perdute, dell’eliminazione col Granada, della sconfitta interna con lo Spezia, di quella per 3-1 contro un Barcellona allo sbando che ne prese otto dal Bayern. Nemmeno un confronto diretto europeo vinto in due anni. E tanto, tanto altro ancora.
Non vorremmo pensare che il Napoli preferito dalla Gazzetta fosse quello arrivato settimo e quinto, e ormai ai margini del calcio italiano (laddove lo aveva condotto Gattuso). Ci piace invece credere, e ci commuove persino, che in nome dell’amicizia si possa anche accantonare la strada maestra del giornalismo: la realtà, la cronaca, i fatti. L’editoria non è solo cinismo – come ha sempre raccontato il grande cinema americano -, può essere anche tenerezza. Ed è ammirevole.