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Garcia: «Dissi che la Juve era irraggiungibile, i dirigenti della Roma non gradirono»

Al CorSport: «Il gesto del violino? Subimmo una grande ingiustizia. Un giorno mi piacerebbe ad allenare la Roma»

Garcia: «Dissi che la Juve era irraggiungibile, i dirigenti della Roma non gradirono»

Sul Corriere dello Sport una lunga intervista all’ex allenatore della Roma Rudi Garcia. Ha spiegato di aver ricevuto molte proposte, ma di aver preferito rinunciare.

“Ho fatto questa scelta anche se ho avuto tante proposte, anche da una squadra che partecipa alla Champions. Ma erano proposte interessanti solo economicamente, o senza il supporto di un programma giusto. Aspetto un progetto in Inghilterra o in Spagna, che sono le mie priorità, poi ovviamente anche in Italia o Francia”.

Anche la Fiorentina si era fatta avanti:

“Il No alla Fiorentina? Mi avevano cercato tanti club, ma non mi interessava andare in una squadra che non gioca la Champions o che non può raggiungerla, non è nei miei piani. Sono diventato esigente, adesso è così”.

Garcia ha ricordato la sua esperienza alla Roma e l’episodio del violino con la Juve:

“Eravamo avanti, poi la Juve segnò il gol del pareggio ma c‘era fallo su Benatia. Fu un gesto istintivo, io ho sempre difeso i club dove ho allenato. In quel caso non ho sopportato un’ingiustizia, una grande ingiustizia. Un gesto elegante? Lascio a voi l’interpretazione”.

Su Totti:

“Il Capitano era ancora un grande giocatore, è sempre stato un fuoriclasse, prima di me, con me e dopo di me. Uno come Francesco non lo avevo mai incontrato. Vede tutto prima degli altri, nessuno è come lui. Ha un tiro formidabile. Sono molto fiero di essere stato il suo allenatore, ci mandiamo ancora messaggi, spero di venira Roma per incontrarlo”.

Sull’addio alla Roma:

“Fino a un certo punto ho avuto un buon rapporto con tutti i dirigenti. Poi penso che non avessero gradito una frase che dissi dopo l’ultima partita del secondo anno, quando arrivammo ancora secondi. Dissi che il gap con la Juve era incolmabile, era la verità. Anche alla terza stagione eravamo primi a ottobre, poi troppi pareggi, ma ero convinto che avremmo potuto raggiungere ancora la Champions. Ma le cose sono andate in un altro modo.

Gli chiedono se tornerebbe. Risponde:

“Io mi tengo solo i bei ricordi, mi piacerebbe un giorno tornare ad allenare la Roma, o anche altrove, in Italia. Amo la lingua, il Paese, la serie A”.

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