Osimhen continua a prendersi le copertine. L’impressione è che l’incontro con Spalletti e col suo calcio verticale possa consacrarlo definitivamente
Certo, è un amichevole. E certo è calcio estivo, anche se forse più per il Napoli che per il Bayern, che ha una settimana in meno degli azzurri per prepararsi all’inizio della Bundes. Ma vincere tre a zero all’Allianz Stadium era tutt’altro che scontato. È un fatto. Un fatto che inizia a raccontare qualcosina del lavoro di Luciano Spalletti.
I bavaresi del nuovo tecnico Nagelsmann chiudono un pre-campionato indubbiamente poco brillante, collezionando fra le critiche la terza sconfitta dopo quelle con Colonia e Mönchengladbach. In mezzo, un pareggio con l’Ajax. Mancavano dei calciatori, certo. Ma mancavano anche ai partenopei, che hanno iniziato la partita schierando solo quattro calciatori potenzialmente titolari: Koulibaly, Manolas, Zielinski e Osimhen.
È il nigeriano che continua a prendersi le copertine. Due gol al Bayern. Entrambi molto belli. Un tiro da fuori a incrociare e un destro di prima intenzione dopo un ottimo movimento a tagliare il campo su assist di un vivace Ounas, entrato di nuovo da trequartista al posto di un Zielinski ancora non in palla. L’algerino ha messo lo zampino in entrambi i goal del nove prima di uscire per un problema alla caviglia. Ounas si infortuna spesso ed è un peccato perché è un ragazzo che potrebbe giocare tranquillamente le sue carte.
Per la cronaca, poi, il gol del definitivo tre a zero lo segna Machach con un bel tiro da fuori. Confermando la netta impressione che il Napoli abbia saputo gestire meglio del Bayern i momenti della partita, difendendo molto ordinatamente senza mai rinunciare alla proposta.
Osimhen, dicevamo. Nel primo tempo lotta come un leone con l’ex Lipsia Upamecano, col solito spirito di sacrificio che Spalletti ha lodato più volte da Dimaro, specie quando ha detto del forsennato impegno di Victor nel coprire gli spazi e nel conquistarli, aiutando e quindi automaticamente responsabilizzando e motivando tutti i suoi compagni. Nel secondo tempo poi riesce pure a tradurre la sua rabbia agonistica in due gol: è quello che un centravanti deve fare.
Il nigeriano ha brillato da subito e ha vissuto una prima stagione sfortunata, seppure in doppia cifra. L’impressione è che l’incontro con Spalletti e col suo calcio verticale, in grado di esaltare praticamente tutti i centravanti che l’allenatore di Certaldo ha avuto a disposizione, possa consacrarlo definitivamente. Può fare più di venti gol nonostante la Coppa d’Africa.
Oltre a Osimhen e Ounas molto bene anche Lobotka, che Gattuso ha prima chiesto e poi abbandonato al suo destino per tutta la scorsa stagione. Non ha grande struttura né velocità ma mette in mostra un’ottima capacità di palleggio: il Napoli è riuscito ad uscire più volte dalla pressione offensiva del Bayern grazie ai buoni servigi dello slovacco, non un fenomeno ma atleticamente rigenerato.
Tiene ancora le magliette dell’anno scorso ma l’impressione è che il Napoli di Spalletti, in attesa del rientro di molti big, inizi ad ingranare. E soprattutto a mettere in mostra un’idea di calcio chiara. Se questa idea venisse suggellata dall’acquisto – nonostante le note difficoltà di tutte le squadre in questo strano mercato – di qualche calciatore congeniale al progetto tecnico, la cosa potrebbe veramente prendere risvolti interessanti.