Il dibattito è nato dopo che Pfizer aveva caldeggiato l’impiego di una terza dose, Discordi i pareri degli esperti e dei virologi
Dopo il lungo dibattito sulla necessità di una terza dose per il vaccino covid, l’Ema, Agenzia europea per i medicinali, frena, come ha puntualizzato il responsabile della strategia vaccinale dell’ente regolatorio Marco Cavaleri.
«Al momento è troppo presto per confermare se e quando ci sarà bisogno di una dose di richiamo, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne vaccinali e dagli studi in corso per capire quanto a lungo durerà la protezione dei vaccini»
La precisazione arriva dopo che Pfizer aveva affermato di avere dati che mostrano che l’efficacia del vaccino diminuisce nel tempo e che sarebbe necessario un ulteriore richiamo tra sei mesi e un anno dopo le prime due somministrazioni.
Franco Locatelli, coordinatore del Comitato Tecnico scientifico (Cts), che aveva definito “ragionevole” fare una terza dose, invita a «farsi trovare pronti».
Il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano, aveva invece caldeggiato questa eventualità per alcune categorie
«Vedo la necessità di una terza dose di vaccino sui pazienti immunodepressi e nelle Rsa, però è ancora da decidere il timing. Bisogna valutarne l’opportunità sui più fragili e su quelli che nelle Rsa sono stati vaccinati proprio all’inizio, nei primi giorni».
Per il direttore dell’Istituto nazionale per la ricerca sulle malattie infettive degli Stati Uniti, Anthony Fauci, invece
«in base ai dati disponibili, al momento Fda e Cdc (gli organismi responsabili per la protezione della salute pubblica negli Usa, ndr) non pensano che sia necessaria una terza dose. Questo non vuol dire che le cose non possano cambiare. Prima o poi potremmo aver bisogno di un ’booster’ per tutti o per alcuni gruppi selezionati, come gli anziani o le persone con patologie preesistenti».