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Sacchetti: «Lontano dall’Italia i nostri giocatori sono meno coccolati, perciò maturano più in fretta»

«Sono stranieri, devono guadagnarsi tutto. I discorsi del tipo “gioco fuori ruolo”, “non mi passano la palla”, “mi utilizzano poco”, non esistono più quando vanno all’estero» 

Sacchetti: «Lontano dall’Italia i nostri giocatori sono meno coccolati, perciò maturano più in fretta»
Db Milano 28/03/2019 - basket Eurolega / AX Armani Exchange Olimpia Milano-Fenerbahce Istanbul / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Romeo Sacchetti

La Gazzetta dello Sport intervista Meo Sacchetti, ct della Nazionale italiana di basket. La sua Italia tornerà a disputare un’Olimpiade dopo diciassette anni.

L’impresa dei suoi ragazzi, dice, ha due facce.

«Una positiva, l’altra un po’ meno. Lontano dall’Italia i nostri diventano giocatori migliori e maturano più in fretta. Sono stranieri, devono guadagnarsi tutto, ma hanno pure club e coach che credono subito in loro. In Italia a volte sono troppo protetti, coccolati. I discorsi del tipo “gioco fuori ruolo”, “non mi passano la palla”, “mi utilizzano poco”, non esistono più quando vanno all’estero. Non hanno alibi e allora scatta qualcosa».

Sacchetti aveva promesso una novità in caso di qualificazione. La svela:

«A 67 anni mi farò un tatuaggio celebrativo. Non è il mio pane, mi devo preparare psicologicamente, ma lo farò. Magari colorato. Ho giocato due Olimpiadi e mia moglie si chiama Olimpia. Un presagio…».

Con quale spirito si andrà a Tokyo?

«Non solo per partecipare. Conosco la voglia di emergere di questi ragazzi. Rimarrei sorpreso se vedessero i Giochi appena conquistati semplicemente come un punto di arrivo».

Sulla sua carriera:

«Nella mia carriera nessuno mi ha regalato nulla né da giocatore né da allenatore. Tutto quello che ho ottenuto me lo sono guadagnato. Ho cominciato da terzo allenatore, ho fatto la C-2, poi la B e via dicendo. Quindi sono felice e sereno. Non inseguo le voci, so quali sono i miei pregi e i miei limiti. Sono soddisfatto di me stesso e non vedo l’ora di riabbracciare mia figlia e mia nipote che non vedo da due anni».

 

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