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Rocco Siffredi: «Insegniamo ai ragazzi che la pornografia è finzione, il caso Ciro Grillo nasce lì»

Intervistona a Libero: «I presidi non mi vogliono nelle scuole. Bisogna insegnare l’importanza della parola consenso. I ragazzi giocano a fare i pornostar»

Rocco Siffredi: «Insegniamo ai ragazzi che la pornografia è finzione, il caso Ciro Grillo nasce lì»
Cannes (Francia) 12/05/2016 - Festival del Cinema di Cannes / foto Panoramic/Insidefoto/Image nella foto: Rocco Siffredi-Rosa Tassi

Su Libero una lunga intervista a Rocco Siffredi. A 57 anni è il re dei pornoattori nel mondo, oltre che produttore e regista di film hard. Ha pubblicato un corso di educazione sessuale dal titolo “Sex Lessons”, edito da Mondadori. L’idea è spiegare ai giovani che il sesso non c’entra nulla con il porno. Racconta che sono tanti i ragazzi che gli chiedono di andare a parlarne a scuola e all’Università, ma che presidi e rettori si oppongono. Eppure parlare ai ragazzi di questo tema è importantissimo.

«Io non voglio fare il professore ad ogni costo, chiamino altri ma non perdano altro tempo: i giovani confondono la pornografia con l’educazione sessuale, il porno è pieno di insidie che viaggiano su internet e con un telefonino. Il porno è finzione, non è la realtà. Dobbiamo spiegare loro che ciò che vedono nei film e ciò che fanno le pornostar non è sessualità “normale”, ma “artificiale”, costruita a tavolino e molto esagerata. Se nei film facessimo sesso come si fa nelle nostre case, la gente si addormenterebbe durante la visione».

Il fatto che i ragazzi confondono pornografia e sesso, li porta a sentirsi inadeguati.

«La mia priorità è raccontare la verità e pensare ai ragazzini che si abbuffano di porno e vanno in corto circuito perché nel film vedono un uccello che resta duro per 3 ore e loro, invece, nulla. Si sentono scarsi o sbagliati ma non è così. Assistono a film con gli effetti speciali, un po’ come quando in quelli d’azione quando si spara, si uccide ma in realtà non muore nessuno. Nell’adolescenza un ragazzo ha gli ormoni a mille ma non sa ancora cosa vuole e come funziona il proprio corpo. Il rischio, se non si è preparati, è che più che educare alla fantasia il porno destabilizza. Lo dico a voce alta: a parte 2 o 3 eccezioni nel mondo, i pornostar sono tutti dopati».

Continua:

«Forse oggi mi sarei dopato anch’io, il porno attuale è performance all’estrema potenzaSono tutti chimicamente robotizzati ma non sanno più come si fa sesso con una donna: gli manca la passione, il modo di guardarla. Tutte cose che il doping non t’insegna… Io ho vissuto l’era del porno più bello, gli anni ’90, Moana, la scoperta, la libertà, l’America… Ora arrivano sul set che nemmeno si conoscono e salutano, eternamente collegati sui social… Un altro mondo rispetto al mio».

Con i ragazzini bisogna iniziare a parlare di sesso dagli 11 ai 13 anni.

«Quella è l’eta in cui il corpo cambia ed iniziano gli impulsi sessuali. È fondamentale avere qualcuno che ti spieghi che il sesso, e non il porno, è la cosa più naturale al mondo ma occorre saperlo gestire nel pieno rispetto della libertà di ogni individuo. Non bisogna per forza esporre una sessualità, ognuno deve crescere nella direzione in cui si sente più a suo agio. Nessuno va raddrizzato, è una cazzata solo pensarlo».

Siffredi si è esposto in difesa del Ddl Zan. Ma, dice, «ho sbagliato e non lo rifarei più». E’ convinto che continuando a parlare di omosessualità si ottiene l’effetto contrario.

«Si istiga la gente a dare contro. Rispettiamo le libertà individuali senza strumentalizzarle. Dico basta anche all’inutile pagliacciata dei gay pride. Se vogliamo chiamarla festa ci sto, ma se dobbiamo chiamarla manifestazione per l’identità dei diritti gay dico che mi avete rotto il cazzo. Ognuno dovrebbe vivere la propria sessualità come cazzo gli pare e non fare il pagliaccio. Di questo passo tra un po’ ci sarà pure l’eteropride, tutti a rivendicare la propria normalità. S’immagina il caos?».

Educare i ragazzi al sesso significa anche insegnargli l’importanza della parola consenso.

«Diventa ancora più importante parlare ai nostri ragazzi che oggi scambiano ogni coetanea per una pornostar. Se avessero ben presente cosa significa la parola consenso, se qualcuno gli spiegasse che non è un gioco e si rischia la galera, forse non cadrebbero in errori irreversibili. Io stesso impiego un quarto d’ora, mentre prima era solo un secondo, per illustrare ad ogni singola ragazza nel dettaglio la liberatoria del consenso. Le spiego che sta salendo su un set porno, che quello che fa potrebbe nuocerle in futuro. Sul set le chiedo di fermarmi in qualsiasi momento se si sentisse infastidita o non le andasse più quello che sta facendo».

E interviene anche nella questione Ciro Grillo:

«Ciro Grillo non è il cattivo e viziato figlio del politico, quello che è successo a lui poteva capitare a tanti coetanei. Loro non sono né violentatori né stupratori, sono i ragazzi della generazione 2.0, cresciuta con il porno senza conoscerne le regole e senza che gli fosse spiegato come uno smartphone può trasformarsi in un’arma letale. Basta un bicchiere di troppo e può succedere che un gruppo di amici si metta a giocare a fare i pornostar con la ragazzina di turno che magari prima fa la disinibita e poi dice “Ma che cazzo mi avete combinato?”. Capita sul set, figuratevi al difuori… Una ragazzata di coglioni può sfuggire di mano se non s’insegna l’importanza della parola “consenso”. Sexting, revenge porn, foto, video, culi sono micce da non accendere. Rilanciare materiale online o farlo girare con i social può coinvolgere milioni di utenti. Bisogna essere sicuri al 100% di quello che si fa ed essere sicuri che la ragazza sia consenziente».

Continua:

«Altrimenti l’uomo ha sempre torto, è molto difficile oggi difendersi dalle accuse di molestia. Puoi anche essere stato molestato ma se una donna t’incolpa parti da meno 10, se poi sei pornostar da meno 1000. Prima spiavamo le donne dai buchi della serratura e potevamo avere la disapprovazione dei famigliari o dell’amico, ora è il pubblico ludibrio ingigantito dai milioni di visualizzazioni. Si può arrivare anche al suicidio, in 30 anni io ne ho conosciuti cinque nel mio ambiente».

La colpa è di noi adulti.

«I colpevoli siamo noi genitori che abbiamo deciso di non spiegare un cazzo ai nostri ragazzi e non li abbiamo messi in guardia su come va il mondo. Ma come facciamo a parlare di sessualità ai nostri figli quando siamo i primi ad esserne imbarazzati e sprovvisti di conoscenze?».

Quante volte fa sesso con sua moglie? Gli chiedono:

«Mia moglie non ama far sesso tutti i giorni. Ci capita di farlo 3 giorni di seguito perché siamo in vacanza e poi magari per una settimana o 10 giorni non mi vuole neppure guardare. Io la punzecchio e le dico che sta invecchiando, lei mi risponde che quello vecchio sono io. Rosa ha bisogno d’intimità, se c’è gente in casa neppure ci pensa. E noi abbiamo la governante ogni mattina… Così mi ha abituato a portarla in vacanza. E le assicuro che quando lo facciamo è ancora più bello dei nostri inizi. Le donne più vanno avanti con l’età più diventano divertenti…».

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