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Rider picchiato a Capodichino, condannati a dieci anni i due aggressori maggiorenni

Sul Cormez. Riconosciute tutte le aggravanti contestate dall’accusa, anche quella di avere agito attraverso sevizie e con crudeltà.

Rider picchiato a Capodichino, condannati a dieci anni i due aggressori maggiorenni

Sono stati condannati a 10 anni di carcere i due maggiorenni che, nella notte tra il 1 e il 2 gennaio 2021, aggredirono il rider 50enne Gianni Lanciato in calata Capodichino. L’uomo stava effettuando le sue consegne, era diventato rider dopo aver perso il suo lavoro di macellaio. Gli rubarono lo scooter minacciandolo con una pistola e un coltello. Un’aggressione che colpì profondamente l’opinione pubblica, che si mosse in una catena di solidarietà verso il rider, che riuscì dopo poco anche a trovare lavoro in una catena di supermercati.

Nel gruppo che lo assalì quella notte c’erano anche minorenni. Il Corriere del Mezzogiorno scrive:

“Michele Spinelli, di 20 anni, e Vincenzo Zimbetti, di 21, difesi rispettivamente dagli avvocati Diego Abate e Giovanna Cacciapuoti, sono stati ritenuti colpevoli della rapina, diventata virale sui social attraverso un video fatto con un cellulare, e anche di un altro colpo analogo messo a segno sempre a mano armata a Casoria nei confronti di un coetaneo poco prima di quello al rider”.

Una sentenza che arriva dopo soli sette mesi dall’accaduto perché era stato disposto il giudizio immediato e i due imputati avevano chiesto il rito abbreviato.

Agli imputati sono state riconosciute tutte le aggravanti contestate, anche quella di avere agito attraverso sevizie e con crudeltà. La condanna del giudice ha compreso un risarcimento danni in favore del rider, costituitosi parte civile nell’udienza dello scorso primo luglio”.

L’avvocato Cacciapuoti, che difende i due maggiorenni, contesta la condanna.

«Rispettiamo la condanna inflitta anche se la riteniamo particolarmente severa. Si tratta di ragazzi giovanissimi, da poco maggiorenni e la severità adottata, a nostro parere, rischia di rendere meno efficace la funzione rieducativa della pena che è massima quando opera su soggetti giovani. Una permanenza eccessiva in carcere può mettere a rischio lo sviluppo della personalità che è ancora in fieri, con il conseguente risultato di degradarli e desocializzarli. Confidiamo in una riforma in appello».

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