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Panatta: «Diffido della figura dell’eroe. Gli eroi sono fatti per essere incensati e subito dopo distrutti»

Al CorSera: «Gioco a tennis, conosco il diavolo, conosco il suo apparire all’improvviso e in modo subdolo. Oggi mi annoia quasi tutto. Trascorro ore a guardare le persone»

Panatta: «Diffido della figura dell’eroe. Gli eroi sono fatti per essere incensati e subito dopo distrutti»

Sul Corriere della Sera un’intervista ad Adriano Panatta. Domande incentrate soprattutto sul suo rapporto con i nipoti (Leonardo e Adriano, 9 e 4 anni), ma con alcune perle introspettive e sugli insegnamenti del tennis.

Parla del tennis, a cui ha dedicato un libro dal titolo «Il tennis l’ha inventato il diavolo».

«È l’unico sport che “obbliga a giocare contro cinque avversari: il giudice di sedia, il pubblico, i raccattapalle, il campo e me stesso”, diceva Goran Ivanisevic».

Continua:

«Il tennis è un gioco di grandi solitudini, non c’è un capitano, sei tu davanti a tutti, devi cavartela da solo».

Dice che si incanta ad osservare i gesti dei nipoti.

«Sa che cosa mi incanta di loro? I gesti. Io sono sempre stato un grande osservatore delle mosse altrui, ovviamente sul campo ma anche nella vita. Trascorro ore a guardare le persone, magari mentre camminano davanti a me. E di Leonardo e Adriano mi colpisce la gestualità pura, intelligente, non ancora viziata dall’abitudine e dagli anni. Ho sempre detto che un bravo tennista si vede da come cammina».

Davanti ai loro occhi ci tiene a non apparire come un campione. Spiega perché:

«Perché diffido della figura dell’eroe. Gli eroi sono fatti per essere incensati e subito dopo distrutti. Gioco a tennis, conosco il diavolo, conosco il suo apparire all’improvviso e in modo subdolo».

E’ umano che un campione pianga.

«E’ umano farlo, perché i confronti sono diretti, e le discese come le risalite con tutti i turbamenti dipendono da noi stessi e non da altri».

Panatta ha detto che «il tennis abbrutisce».

«Oggi mi annoia quasi tutto. Mi annoia il gioco brutto, mi annoiano i giocatori prevedibili, mi annoiano le persone scontate. Forse a sorprendermi sono proprio i bambini».

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