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Orietta Berti: «Le mie feste gay a Las Vegas, là mi vesto in tutt’altro modo, con le parrucche colorate»

Al Corriere: « Play boy e Playmen mi offrirono cifre da capogiro per posare nuda, ma chi le avrebbe sentite poi mia madre e mia suocera…».

Orietta Berti: «Le mie feste gay a Las Vegas, là mi vesto in tutt’altro modo, con le parrucche colorate»

Il Corriere della Sera intervista Orietta Berti. E’ fresca di debutto in un trio abbastanza improbabile, con Fedez e Achille Lauro. Il loro singolo, «Mille» è in vetta alle classifiche dei singoli più venduti da due settimane ed il video è tra i più visualizzati in Italia su YouTube. Nel brano viene citata e mostrata la Coca Cola. Alla Berti viene chiesto se sono stati pagati dall’azienda per farlo. Risponde:

«Non lo so, ha fatto tutto Fedez. So però che esiste il rossetto “rosso Coca Cola” che io dovevo indossare ma su di me non stava bene, alla fine ho preferito il fucsia».

Racconta la sua vita:

«Da giovane in un incidente mi è mancato il papà che avevo 18 anni, ci siamo ritrovati io, la mamma e la nonna, non erano tempi d’oro. Volevo fare la cantante ma non c’erano i mezzi di oggi. Non è facile come adesso che metti una canzone in Rete e la ascoltano migliaia di persone. Erano i problemi dell’economia, dell’avvenire, della professione».

Racconta l’infanzia a Cavriago, in provincia di Reggio Emilia e il rapporto con il padre, molto religioso, devoto di san Giovanni.

«Con mio papà andavo a tutte le processioni. Era un tenore mancato. Era stato abbandonato dal padre e allora si è dovuto rimboccare le maniche e mettersi a lavorare. E il suo desiderio l’ha riversato su di me, voleva diventassi soprano, ma non ci sono riuscita perché quando è morto anche io come lui dovevo aiutare in casa».

Dice di allenare la sua voce ogni giorno.

«Sempre, tutti i giorni, è un muscolo da tenere sempre in movimento. Mi metto le cuffie mentre mi occupo dei miei animali. Ho nove gatti in casa, due molossi e due pesci. I gatti non li faccio uscire, alcuni me li hanno rubati, altri non sono tornati, in casa stanno bene. Sono loro i padroni».

E per tenere in forma la voce usa il peperoncino.

«Il peperoncino. Lo compro a Vasto quando è la stagione, quelli piccantissimi fanno bene alla voce. È come prendere il cortisone, che però a me fa ingrassare e non va bene. Il peperoncino, oltre a essere un concentrato di vitamina C, pulisce le corde vocali, la voce esce cristallina. L’ho sempre usato».

Se non avesse fatto la cantante le sarebbe piaciuto fare la maestra.

«Mi sarebbe piaciuto fare la maestra d’asilo. Mia mamma invece mi diceva sempre che se le cose non fossero andate bene potevo entrare nella pesa pubblica che gestiva lei a Cavriago. Una volta tutte le merci passavano per forza da quella bilancia, mia mamma aveva sempre tanto lavoro: pesava animali, maiali, mucche, foraggi, frumento, un via vai di autotreni nella piazza. Ma a me non piaceva, andar lì dalla mattina presto alla sera tardi. Adesso è ancora lì la pesa, è diventata un’antichità da andare a vedere».

Qual è la cosa più trasgressiva che ha fatto?

«Le vacanze a Los Angeles e Las Vegas, negli ultimi quattro anni non sono riuscita ad andarci, ma ci sono stata per 26 anni: là mi vesto tutto in un altro modo, ho tutte le mie parrucche colorate, mi vesto d’azzurro con la parrucca azzurra, o rosa con la parrucca rosa. I miei amici là sono tutti gay, ogni sera abbiamo una festa, siamo sempre vestiti tutti strani…».

Il vizio, invece, è conservare tutto.

«Conservare le cose. Ho collezionato bambole, biancheria intima, camicie da notte, borse, scarpe con il tacco che non mi stanno più. E le acquasantiere, sono vere opere d’arte: c’è una parete piena nella camera azzurra a casa mia. Mio marito però dopo il terremoto non vuole più dormire lì perché ha paura di rimanerci secco… Adesso, dopo il successo di “Mille”, credo che dovrò iniziare a collezionare ventagli».

Racconta che «Playmen» e «Playboy» le chiesero di posare nuda.

«Mi offrirono delle cifre da capogiro: ma chi le avrebbe sentite poi mia madre e mia suocera…».

Quando Tenco si suicidò, lasciò un biglietto in cui scrisse che il suo gesto era un «atto di protesta contro un pubblico che manda “Io, tu e le rose” in finale». La Berti ammette che la morte del cantautore la segnò moltissimo.

«È un episodio che ha segnato me personalmente e la mia carriera. C’è stato un periodo in cui nell’ambiente mi schivavano tutti, i giornalisti non volevano intervistarmi e pensare che erano stati loro a non ripescare la canzone di Tenco. Ma sono convinta che il biglietto non lo avesse scritto lui, c’erano due errori di ortografia che mai avrebbe fatto. Per quella storia sono stata messa nell’angolo. Sono sempre stata tartassata, i giornali non scrivevano una riga su di me: eppure vendevo un sacco di dischi, eppure le mie canzoni sono state fatte in tutte le lingue, da gruppi famosi in tutta Europa».

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