Su Il Giornale. La sua forza è l’immobilità: la Storia si limita a sfiorarla. I suoi punti di forza sono sempre allo stesso punto della pagina e alcune definizioni sono immutabili
La “Settimana enigmistica” è il più conservatore dei periodici. Da quarant’anni è sempre la stessa, la storia e il tempo si limitano a sfiorarla. Lo scrive Luca Doninelli su Il Giornale. Fa la sua comparsa in edicola dal 1932, prima usciva il mercoledì, ora il giovedì. Ma non è mai cambiata.
“La Settimana è il periodico più conservatore che esista, da quando ero bambino a oggi i suoi punti di forza non sono cambiati, sempre collocati nelle stesse pagine, sempre allo stesso punto della pagina. Quando apri la Settimana puoi stare certo che troverai gli «incroci obbligati» (il gioco supremo) con tutti i suoi spin-off, le «parole crociate senza schema», la «ricerca di parole crociate», «il bersaglio», «forse non tutti sanno che», «se voi foste il giudice» eccetera sempre allo stesso posto, il posto giusto. Una specie di miracolo. Sarebbe come tornare, da vecchi, alla scuola elementare frequentata da bambini e ritrovarvi ancora il vecchio maestro, uguale a un tempo, intento a insegnare”.
Il periodico fondato dal cavalier Sisini “deve la sua forza all’immobilità”.
Qualcosa è cambiato, certo, scrive.
“Cinquant’anni fa le definizioni relative all’opera lirica erano molto più numerose, mentre adesso ce n’è di così arzigogolate da richiedere una visitina su internet. Si potrebbe osservare anche un certo calo nella precisione linguistica, ma pazienza. È poca cosa”.
Ma i punti fermi sono sempre gli stessi.
“da sempre ad esempio i gicheri qui si chiamano ari, Bartezzaghi padre ha lasciato comunque un figlio, i poeti dicono «ito» e non andato (sarà poi vero?), e il violinista è sempre e solo Uto Ughi. Per Salvatore Accardo è damnatio memoriae. Le vignette sono da sempre improntate alla vita anglosassone, con mariti ubriaconi, mogli che fanno bruciare l’arrosto o distruggono l’automobile, divani sfondati, aumenti di stipendio negati, grafici aziendali al ribasso, pugili suonati. Loretta e Severino toccano la purezza dell’epos classico. Immancabili, poi, «le ultime parole famose»: solo il Giudizio Universale (ma forse nemmeno quello) potrà spostarle da pagina 43 in basso a destra”.