E’ il flop di quella che doveva essere l’estate del rilancio del turismo. Non funziona neanche il bar e la direzione continua a promuovere nuove scoperte inaccessibili
Il Fatto dedica una pagina intera agli scavi di Pompei. La chiave non è certo positiva, anzi. Leonardo Bison, che firma l’articolo, punta l’indice sulla carenza di personale e sulla comunicazione da parte della direzione del parco archeologico, che da anni annuncia con grande enfasi nuove scoperte nella regio V ma dimentica di precisare che l’area è un cantiere, e che lo resterà a lungo, con conseguente inaccessibilità da parte dei turisti. Quando a Pompei arriva il pubblico, desideroso di visitare le nuove scoperte, trova chiuse le più importanti domus.
“Dalla riapertura del 2020, seguita al primo lockdown, a Pompei non sono visitabili quasi metà degli spazi chiusi (domus, tabernae, terme…) che erano invece aperti fino al 2019. Luoghi anche iconici, come le Terme del Foro, la Casa del Fauno – ora visibile solo l’atrio, non il celebre mosaico di Alessandro –, la Casa del Principe di Napoli, la Villa dei Misteri, il Lupanare, la Fullonica di Stephanus, la Casa dell’orso ferito, della Venere in conchiglia, dei Vettii etc. Ma non basta, da aprile, a partire dalle 16 al visitatore viene offerta una visita a prezzo scontato, 10 invece dei regolari 16 euro: accade perché proprio dalle 16 tutte le domus iniziano a chiudere, e il visitatore ignaro si trova a visitare soltanto le strade”.
Tutte cose che sul sito degli scavi non vengono segnalate, scrive il quotidiano. Così, su Tripadvisor, fioccano le critiche negative al sito.
A maggio 2021 nemmeno il bar era aperto.
“Il servizio di ristorazione, gestito da Autogrill, è sospeso da maggio. La scusa del Covid ormai non regge più. Com’è potuto accadere che dopo un anno dall’inizio dell’emergenza pandemica, e nel pieno dell’estate che avrebbe dovuto segnare il rilancio del turismo e della cultura, una delle aree archeologiche più note d’Italia e del mondo, dove il contingentamento dei flussi appare piuttosto semplice viste le dimensioni, lavori a mezzo servizio? Il perché è presto detto: il personale in servizio è calato”.
Ales, la società partecipata al 100% dal Ministero della Cultura che fornisce operatori al sito di Pompei, non fa scorrere le graduatorie dalla primavera 2020. Il Parco
“ha chiesto di ridurre le unità in servizio da 68 a 51, dato il calo dei turisti. Conseguenza: domus chiuse. E ancora si attende: da Ales fanno sapere che a fine mese saranno assunti dieci operatori, e si tornerà più o meno ai servizi
pre-Covid”.
Ovviamente il danno di immagine è enorme. La colpa, continua Bison, è anche della direzione del Parco e della sua comunicazione inadeguata.
“Da anni la direzione comunica continuamente nuove scoperte nella regio V. In molti arrivano qui, dalla Campania, dalla Francia, dall’Olanda, convinti di poter ammirare i mosaici e gli affreschi visti in tv. Ma in realtà, trattandosi di un cantiere, tutte quelle aree non sono ancora visitabili, e non lo saranno a lungo“.