«Ho fatto di tutto per evitare lo scontro con Zanardi. Non ho colpe, ma l’incidente mi segnerà a vita»
Il camionista coinvolto nello scontro con l'atleta al Corriere: «Spero di incontrarlo. C'era solo una possibilità per evitare tutto: non essere lì quel giorno»

Ieri il camionista coinvolto nell’incidente di Alex Zanardi, Marco Ciacci, è stato prosciolto dal gip di Siena: nessuna responsabilità nello scontro del 19 giugno 2020. Oggi il Corriere della Sera lo intervista.
«Spero di poterlo incontrare presto, di stringergli la mano e di abbracciarlo. Gli auguro tutto il bene possibile».
Racconta il sollievo dopo la decisione di archiviare tutto.
«È stato un incubo durato più di un anno e anche se sapevo di non avere responsabilità sono stato malissimo. Ho continuato a sognare l’incidente, ho rivisto attimo dopo attimo il momento dello scontro, ho cercato di capire se avessi potuto evitarlo. Ho cercato una risposta. Ho capito che c’era solo una possibilità: non essere lì quel giorno, su quella curva col camion, in quel preciso istante. Andavo piano, è stato impossibile evitare l’incidente».
Un dramma che lo segnerà a vita.
«La cosa che mi fa più soffrire è avere la certezza che sarebbero bastati pochi secondi per evitare lo scontro. Io ho fatto tutto quello che mi era possibile fare e ho la certezza anche interiore di non avere alcuna responsabilità. Ma questa cosa mi segnerà tutta la vita, non si può dimenticare anche se hai la coscienza pulita».
Il camion andava a 37 chilometri all’ora. Com’è possibile che sia avvenuto lo scontro?
«Ci ho pensato mille volte. Fatalità, quando deve succedere succede».
Il suo è stato un dramma nel dramma.
«La mia famiglia è stata travolta dagli eventi. Mia moglie e i miei figli, due gemelle di 9 anni e un ragazzino di 14, accendevano la tv e vedevano il nome del babbo trattato come se fosse il responsabile dell’incidente. Erano confusi, arrabbiati perché sapevano che il loro padre si era comportato bene e non aveva responsabilità».











