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Capotondi: «Amo il calcio grazie a mio nonno. Lavorò per la Roma, morì chiamando tutti Totti»

A Repubblica: «Da bambina mi infilavo nelle partite dei maschi all’oratorio. La parte più impegnativa era convincerli a farmi giocare»

Capotondi: «Amo il calcio grazie a mio nonno. Lavorò per la Roma, morì chiamando tutti Totti»

Su Repubblica un’intervista a Cristiana Capotondi. Attrice, avrebbe voluti giocare a calcio. Dalla fine del 2018 all’inizio del 2021 è stata vicepresidente della Lega Pro, oggi è capo delegazione della nazionale femminile.

Racconta:

«Sono cresciuta guardando la Roma con mio padre e mio nonno Giorgio. Il calcio mi ha trasmesso subito un grande senso di libertà. Il nonno è stato accompagnatore della Roma nella seconda presidenza Sacerdoti, erano gli anni Sessanta. Negli ultimi giorni della sua vita, nel febbraio del 2005, chiamava tutti Francesco, come Francesco Totti, ed è morto scommettendo con mio padre che la Roma, in casa con il Livorno la domenica successiva non avrebbe vinto. Era un reduce della seconda battaglia di El Alamein, molto orgoglioso e convinto che un uomo non dovesse mai mostrare i propri sentimenti. Avrebbe preferito un nipote maschio, ne sono certa».

Da piccola giocava a calcio all’oratorio. Con i maschi.

«Con i maschi giocavo all’oratorio. Tra Trastevere e Monteverde le mie domeniche erano piene di partite di pallone a Villa Pamphilj con le porte delimitate dagli zaini. I maschi non sempre avevano voglia di giocare con le femmine, ma per fare squadre pari erano costretti ad accettarmi, la parte più impegnativa della giornata era convincerli».

A scoprire le sue doti di atleta, dice, fu monsignor Vincenzo Paglia.

«Don Vincenzo, ovvero monsignor Vincenzo Paglia. Negli anni ’80 era il parroco della mia chiesa, Santa Maria in Trastevere. Una volta invitò la Rai a riprendere le attività sportive degli scout. Il regista gli disse che ero stata la più brava, lui lo riferì a mio padre e di lì nacque tutto».

Le viene chiesto se ha paura di invecchiare e di perdere la bellezza. Risponde:

«Mi fa paura perdere la forza fisica, l’energia, la velocità nel ragionamento. La bellezza cambierà negli anni, è già cambiata, ma se sarò brava qualcosa resterà. L’unica cosa che mi auguro è che in me rimanga il desiderio di fare il bagno in mare a gennaio, nell’acqua ghiacciata».

 

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