Serie A, i club contro gli esoneri pagati con le buonuscite, pronta istanza alla Figc
Alcune società vogliono chiedere di rendere il sistema italiano più simile a quello dei tornei stranieri, dove l'allenatore è trattato come un normale dirigente di azienda, anche quando viene licenziato

I club di Serie A si schierano contro la pratica degli esoneri pagati con le buonuscite. Il caso Conte, che ha ricevuto dall’Inter 7,5 milioni per andar via, ha riacceso il dibattito. Le società sono pronte a presentare un’istanza alla Figc per allinearsi al modello straniero, dove i tecnici sono equiparati a normali dirigenti di azienda anche quando vengono licenziati. Lo scrive La Stampa.
“Sono in tanti a chiedersi perché un club debba corrispondere una buonuscita elevatissima a un allenatore che decide di lasciare l’incarico non essendo più convinto del progetto proprietario. L’Inter lo ha fatto per avere subito la panchina libera alla ricerca del successore nel bel mezzo di un vorticoso giro di allenatori. Alla base di queste dinamiche c’è una particolarità italiana: l’esonero. Lo strumento che consente al club di cambiare l’allenatore, ma senza poter interrompere unilateralmente il rapporto, con la conseguenza di dover pagare il tecnico fino a quando non trova una nuova sistemazione. All’estero invece è possibile trattare l’allenatore come un’azienda normale con un dirigente. In Italia, esonero a parte, c’è solo la risoluzione consensuale che comporta un’intesa sulla liquidazione. Il nostro sistema risulta ancora più bloccato dalla norma che vieta a un esonerato di sedersi su un’altra panchina italiana prima della fine della stagione. La finalità è quella di favorire il ricambio di allenatori italiani. Adesso alcune società di Serie A intendono chiedere alla Figc di rendere il nostro sistema più simile a quello
dei tornei stranieri. Un’istanza facilmente recapitabile sul tavolo di Via Allegri, visto che uno dei due consiglieri federali della Serie A è Beppe Marotta, l’amministratore delegato dell’Inter (l’altro è il laziale Claudio Lotito), quindi la parte più coinvolta nel caso Conte”.