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Cartabellotta: «Possiamo togliere la mascherina all’aperto se siamo vaccinati. Cautela allo stadio»

A Repubblica il presidente della Fondazione Gimbe: «Bisogna riprendere il tracciamento dei casi, ma le Regioni hanno paura di uscire dalla zona bianca»

Cartabellotta: «Possiamo togliere la mascherina all’aperto se siamo vaccinati. Cautela allo stadio»

Oggi il Cts si riunisce per dare un parere ufficiale al governo: è possibile o no eliminare l’obbligo di mascherina all’aperto?

Intanto, ad esprimersi sul tema, in un’intervista a Repubblica, è il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.

«Mi pare che la gente abbia già deciso. Oggi sono stato a Riccione e in mancanza di ogni controllo la metà delle persone non la portava. Il 40% la teneva sotto al naso o al mento. Noi che la portavamo eravamo il 10%».

Continua:

«Sappiamo che all’aperto, in assenza di aerosol, il rischio di contagio si abbatte. In più la diffusione del virus al momento è molto bassa, circa 20 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti. D’estate poi tutti i virus respiratori circolano meno. Quindi sì, la mascherina all’aperto possiamo toglierla, soprattutto se siamo vaccinati. Ma dobbiamo rimetterla se non possiamo restare distanti o se ci troviamo in situazioni in cui si urla o si canta. In questo caso il virus si diffonde più facilmente».

Cartabellotta invita alla cautela se si assiste, ad esempio, a partite di calcio:

«Sì, è un contesto che può favorire il contagio. Richiede cautela».

A spingere verso l’abbandono della mascherina all’aperto è sicuramente la campagna vaccinale. Ma attenzione a chi non si vaccina.

«All’appello però mancano due milioni e mezzo di ultrasessantenni e per questo, qualunque cosa decida la politica, serve buon senso. Un conto è che a passeggiare a viso scoperto sia un ragazzo di 30 anni solo, un conto è se si tratta di un 65enne che non si è voluto vaccinare e rischia di ammalarsi seriamente».

Se la voglia di vaccinarsi calerà troppo, occorrerà andare a cercare i restii al vaccino.

«Con strategie di chiamata attiva: andando a cercare le persone che mancano all’appello. Occorrerà chiamare, spiegare, convincere».

Sull’autunno:

«Fatico a immaginare che rivivremo le ondate del passato, soprattutto in termini di ricoveri ospedalieri. Il virus continuerà a circolare, ma i vaccini eviteranno le conseguenze più serie per chi si contagia. I dati dell’Istituto superiore di sanità dicono che l’immunizzazione protegge all’80% dal contagio, al 90% dal ricovero e al 95% dal decesso. Vuol dire che il 20% di vaccinati continua a infettarsi e potenzialmente a infettare».

Non è possibile dire cosa accadrà, ma Cartabellotta sottolinea la necessità di due operazioni.

«Vorrei spendere una parola su tracciamento e sequenziamento. Siamo a un livello di circolazione del virus abbastanza basso da poter riprendere il tracciamento dei casi, ma purtroppo le regioni sono disincentivate, per paura di dover uscire dalla zona bianca. Dovremmo anche potenziare il sequenziamento del virus per accorgerci in tempo delle varianti. Se non lo facciamo ora che la situazione è calma, resteremo in balia degli eventi. Rischiamo di vedere gli effetti di una variante più contagiosa solo dopo l’aumento dei casi».

 

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