A Repubblica: «Quando tra mezzo secolo ci guarderemo indietro ci chiederemo: come abbiamo potuto lasciare morire così tante persone in mare?»
Contro il Sassuolo, domani alle 18, i giocatori del Parma indosseranno una maglia nera con la scritta in oro “Black Lives Matter”. La voce che sostiene l’iniziativa è quella di Lilian Thuram che a Parma ha giocato 5 anni. Repubblica lo intervista.
«Sono orgoglioso che il Parma abbia fatto questa scelta, anche perché è a Parma che io sono diventato un giocatore. Il calcio ha un potere incredibile e dimostra che si può lottare contro il razzismo. Farlo a voce è importante ma cambia poco le cose, scriverlo sulla maglia ha più forza e ha più valore simbolico. La maglia è un codice identitario, è quella che veste il tuo corpo, non è solo un indumento, ma un messaggio mondiale».
Sul razzismo:
«È un problema culturale della nostra società. Oggi sembra che l’unico valore sia fare i soldi e avere successo nel farne ancora di più. È così che educhiamo i bambini, è per avere più margine economico che le aziende licenziano e chiudono. Non solo: se non riesci vuol dire che sei un fallito, se non fai i soldi è solo colpa tua, sei un incapace. Ti convincono che vivere con gli altri è pericoloso, che non c’è altra legge tra le persone se non quella dell’interesse e del denaro. Il rispetto per sé stessi, la solidarietà, il farsi carico dei più deboli non è un tema su cui riflettere. Bisogna dar retta agli influencer che ci spingono a comprare, non a chi ci vuol far pensare. È importante capire i meccanismi intellettuali invisibili che sostengono il razzismo e rimetterli in discussione».
Il ruolo del calcio, in questo, è molto importante, dice.
«La nostra partita è anche aiutare a cambiare le teste e provare a rendere il mondo migliore. Il calcio non può e non deve essere la vittoria di un’oligarchia che mette il guadagno al primo posto, bisogna rimettere la solidarietà al centro del gioco, ridistribuire in maniera più equa la ricchezza. Condividere e non approfittare».
Thuram ha pubblicato un libro dal titolo “Il Pensiero Bianco”.
«Il libro parla dell’identità legata al colore della pelle che noi abbiamo integrato come normale. Il razzismo di oggi è una trappola, è un’ideologia politica per giustificare e rendere accettabile la cristallizzazione di una gerarchia, una costruzione voluta da una minoranza avida della società per sfruttare altra gente. Prima di vederci come bianchi o neri o altro. La prima cosa che ci definisce è che siamo tutti esseri umani. Quando tra mezzo secolo ci guarderemo indietro ci chiederemo: come abbiamo potuto lasciare morire così tante persone in mare? Com’è stato possibile che l’Europa abbia chiuso le frontiere a chi cercava un rifugio dicendo voi non siete legittimati ad entrare e qui non c’è posto per voi? Potete morire».