Lippi: «Mi sarebbe piaciuto allenare i giallorossi. Peccato»
A La Verità parla dei tecnici italiani che l'hanno colpito: De Zerbi, è cresciuto e maturato, Juric, è una conferma, e Italiano, fa un gioco propositivo

Marcello Lippi
È aperto a parlare tutto, meno che della Juve, Marcello Lippi intervistato da La Verità. La scelta dell’ex tecnico bianconero è una scelta di rispetto per una società che è stata casa sua per 8 anni. Il calcio resta un’indomabile passione ma
«a 73 anni compiuti lo scorso 12 aprile, oggi di andare sul campo a lavorare non avrei più voglia. Quello che dovevo fare l’ ho fatto».
C’è il veto sulla Juve, ma non sulla Roma Che, dopo la semifinale di Europa League vive un nuovo momento di confusione e di difficoltà per il suo tecnico Paulo Fonseca.
«Fonseca come allenatore mi è piaciuto, credo abbia fatto del suo meglio e se andrà via potrà di dire di farlo con la coscienza a posto, avendo scontato diversi problemi e infortuni».
Anche Lippi avrebbe voluto allenare la Roma ai suoi tempi
«Del resto, mio nipote è nato a Roma, è romanista, e conserviamo ancora il gagliardetto che gli dedicarono quando è nato: “Ar maggico Lorenzo nato nel maggico 2001 l’ anno del maggico scudetto da ‘a maggica Roma”. Sì, mi sarebbe piaciuto allenarli, i giallorossi. Peccato».
Lippi ha poi parlato anche di Superlega, criticando aspramente la decisione dei tre club italiani di aderire all’iniziativa, poi tramontata.
«Appena ho sentito la notizia ho avuto sommo fastidio. Poi, riflettendoci, ho messo a fuoco una circostanza: a parte due o tre, la maggioranza dei proprietari dei 12 club promotori, sono arabi russi, americani, cinesi, non consci di come viviamo carnalmente il calcio, quindi non potevano immaginare le barricate dei tifosi».
Un ultimo commento sulla Nazionale
«La Nazionale di Mancini è una delle cose più belle nel calcio degli ultimi due anni»
Lippi non si tira indietro quando gli si chiede un giudizio sugli allenatori italiani in circolazione al momento e fa tre nomi che sembrano quasi tre suggerimenti per il presidente e Laurentiis
«Roberto De Zerbi del Sassuolo: inizialmente aveva atteggiamenti che non mi piacevano, adesso è cresciuto e maturato, anche perché quando una squadra gioca bene indipendentemente dalle singole individualità che schieri, vuol dire che la mano dell’ allenatore ha il suo peso e fa la differenza. Ivan Juric, che è una conferma. E poi Vincenzo Italiano, dello Spezia, squadra arrivata dalla B che ha portato a casa risultati importanti con un bel gioco propositivo, sempre in avanti. Certo, se la dovrà ancora giocare per mettere in sicurezza la permanenza in A, ma intanto: chapeau!».