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Napoli rincorre l’Europa ma poi la vera ambizione è la settimana tipo

Stanca dei secondi posti, ora Napoli naviga tra il quinto e il settimo posto e rincorre quell’Europa da cui ben presto vorrà uscire o da cui sarà sbattuta fuori

Napoli rincorre l’Europa ma poi la vera ambizione è la settimana tipo

Circa 700 giorni fa Napoli stava battezzando definitivamente come scialba, quasi fallimentare, una stagione in cui, con ben 4 giornate d’anticipo, la nostra squadra del cuore era già matematicamente certa dell’ingresso in Champions League. Poi 7 giorni dopo, a tre giornate dalla fine, arrivò anche il secondo posto aritmetico.

Un secondo posto raggiunto per la terza volta in quattro anni, con la settima qualificazione in zona Champions in nove stagioni, roba che nessun’altra squadra, a parte la Juventus, era riuscita a fare.

Troppo poco, quasi noioso, noi napoletani pensavamo di meritare altro. Guai a regalare un misero secondo posto al popolo, noi a Napoli seguiamo il motto di Enzo Ferrari, “i secondi sono i primi tra i perdenti”.

Quella squadra fallì nell’impresa di centrare quell’amatissimo sesto-settimo posto, che giustamente Raniero Virgilio ha definito “il naturale centro di massa verso cui questa squadra naturalmente tende a gravitare”. Purtroppo quel Napoli era drammaticamente il più forte tra gli avversari che sfidavano la Juventus.

Qualche settimana prima, quello stesso Napoli si era giocato l’ingresso in semifinale di Europa League contro l’Arsenal. Si, è vero, non furono per niente belle prestazioni, ancora una volta gli azzurri non sembrarono pronti per quelle sfide. Ma, vivaddio, almeno ai quarti di Europa League c’eravamo anche noi, dopo aver battuto in Champions League per la prima volta quel Liverpool che sarebbe diventato campione d’Europa, ed aver pareggiato in casa del Paris Saint-Germain, rischiando di vincere.

Ma per i napoletani era ancora troppo poco, il tifoso napoletano era stanco dei secondi posti.

Poi l’anno scorso abbiamo finalmente scoperto che ai napoletani piace quel sesto-settimo posto che ci fa campare tranquilli, senza ansie e patemi d’animo. Perché sbattersi cercando di lottare per traguardi più importanti, quando poi si rischia di restare con l’amaro in bocca? Tanto vale crogiolarsi nella propria comfort zone.

Questa cosa già succedeva ciclicamente nella storia del Napoli, nei campionati in cui si festeggiava il magico quinto o sesto posto, che era il limite massimo per l’ingresso in Coppa Uefa. Coppa dalla quale, esclusa l’epoca d’oro Maradoniana, e qualche eccezione straordinaria tipo la semifinale con l’Anderlecht (però in Coppa delle Coppe), o contro il Dnipro con la squadra del “chiattone” Benitez (a cui stranamente piacevano le competizioni europee), si usciva con molta infamia e poca lode, però con tanta soddisfazione. Con l’eliminazione dall’Europa ci si poteva tornare a concentrare esclusivamente sul campionato, il cui obiettivo era raggiungere  il quinto-sesto posto che ci rimetteva di nuovo in quella Coppa Uefa, e così all’infinito, come ha scritto Gianni Montieri, in un circolo vizioso che è durato per anni e che sembra essere tornato poderosamente in quest’ultimo periodo, Granada docet.

Una coppa dalla quale, nella migliore delle ipotesi, si usciva, quando andava bene, al secondo-terzo turno contro una squadra jugoslava, cecoslovacca, polacca, oppure rumena, meglio se russa. Quando era belga, portoghese, tedesca o spagnola ci si illudeva già allora di uscire a testa alta, ma era una cosa rarissima. Nella sua storia in Coppa Uefa/Europa League, il Napoli si è fatto quasi sempre eliminare da squadre inferiori sia come rosa che come valori assoluti, il che è tutto dire. Forse solo due anni fa, proprio contro l’Arsenal, il Napoli ha avuto a che fare con una squadra realmente superiore, di solito abbiamo preferito farci eliminare da squadre molto più battibili.

“Obiettivo Europa”, però una volta dentro non potevamo permetterci un impegno eccessivo, abbiamo sempre avuto bisogno della “settimana tipo”, nonostante i crescenti investimenti per allargare la rosa. Tanto che, ad inizio stagione, il Napoli 2020-21 valeva in soldoni il 20% in più rispetto a quello di 2 anni fa e addirittura il 120% in più rispetto al primo Napoli di Sarri (fonte Transfermarkt).

E mentre la Roma, umiliata in campionato dal Napoli con un 6-0 totale, è con un piede in semifinale di Europa League (nonostante i sette calciatori indisponibili), gli azzurri si sono mantenuti nel solco della tradizione, facendosi eliminare da una squadra molto, ma molto più scarsa, il cui valore di mercato era circa il 20% di quello del Napoli.

E così la tanto agognata settimana tipo porterà il Napoli (contrariamente alla Roma che si sta affaticando in Europa alla ricerca di un inutile trofeo) dritto dritto alla qualificazione Champions, che i tifosi sono pronti a salutare, quella sì, come un vero trionfo. Forse.

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