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Il gol di Mertens ha a che fare con il mistico

La faccia di Reina è tutta un programma. A proposito di Superlega hanno detto che i ragazzini si annoiano, veramente pure noi

Il gol di Mertens ha a che fare con il mistico
foto Hermann

Per diversi anni ho guardato le partite senza l’audio perché ritengo insopportabili quasi tutti i commentatori italiani, le ho viste con audio in inglese, in spagnolo, addirittura in russo. Un sottofondo accettabile che consentiva di accedere al sonoro del pubblico, ora che il pubblico non c’è più ogni tanto mi viene voglia di ascoltare un commento, giusto per sentirmi meno solo. Ebbene, c’è una novità, Iole, una delle mie due cagnoline, si spaventa con le voci dei telecronisti. È accaduto in settimana, mentre guardavo gli highlights della Bundesliga, e ieri sera dopo i primi cinque minuti di Napoli-Lazio. Siamo tornati al silenzio, Iole si è accucciata, il Napoli ha vinto.

Dobbiamo raccontare, prima di tutto, il gol di Mertens. Ha a che fare con il mistico. Intanto, non va scordata la strepitosa finta con cui Zielinski si libera sulla fascia, né il fatto che alzi la testa e che, passando al belga, imprima al pallone una certa velocità. La palla arriva a Mertens in maniera perfetta e gli consente di fare quello che sa fare meglio: calciare. Il tiro è bellissimo, è luminoso, rientra tra i motivi principali per cui guardiamo le partite, l’imprevisto. Dopo, Mertens piange commosso, abbiamo scoperto della morte della nonna, e lo comprendiamo moltissimo, la commozione è un fatto suo, ma la suggestione è di tutti, perciò in quell’istante, fosse soltanto per il gol, ci siamo tutti emozionati.

Non ha senso parlare di questa partita senza esaminare la faccia di Pepe Reina nel secondo tempo. Non è adorabile? Dopo il terzo e il quarto gol ha l’espressione di quello a cui avevano appena detto: «Non potrai mangiare mai più la pasta e patate di Nennella». Una grande paura, lo comprendiamo. Ciao Pepe, ciao ciao ciao.

Forse è davvero la migliore stagione di Insigne, ieri mi è piaciuto ancora più di altre volte, a un certo punto pareva essere ovunque. Molto bravo, molto bravo. Il gol poi è stupendo, finta e facilità di calcio impressionanti.

Ieri ho visto sia Roma-Atalanta che Napoli-Lazio, non so a voi, a me questa SuperLeague sta piacendo davvero molto.

La maglia della Lazio di ieri sera, per bruttezza, si avvicina ad alcune del Napoli che abbiamo visto nel tempo.

Ho rimesso l’audio per un attimo e ho udito Manolas gridare come se lo stessero squartando, ho tolto il volume di nuovo.

Qualche amico mi ha fatto notare che non spendo parole per Politano, nemmeno quando gioca bene. Ecco, le ho spese.

Qualche amico mi ha fatto notare che non spendo parole per Bakayoko. Ecco, non le spendo.

Amici viola mi domandano cosa abbia fatto di male Gattuso. Non c’è risposta, la domanda è sbagliata. Gattuso è un allenatore e per gran parte del tempo ha allenato male, tutto qui e secondo me.

Adoro quelli che avrebbero apprezzato la SuperLeague (pur nella maniera approssimativa e squallida in cui è stata presentata) e che ora ci ricordano che la Uefa non è una Onlus. Ma davvero? Non l’avremmo mai sospettato. La Fifa, dicono, non è Amnesty. O sapimme. I Mondiali in Qatar sono lo schifo e sono morti 6500 lavoratori a oggi. Sappiamo anche questo e ci rattrista molto, anzi, ci fa orrore, ma di questo bisognerebbe scrivere ogni giorno e non aspettare che dodici società indebitate fino al collo – e salvate più volte dalle associazioni umanitarie dette sopra – inventassero un progetto che è un’ulteriore appendice del problema non la soluzione. Quanto a me, sono parecchi mesi che mi domando se sia il caso di guardare le partite dei prossimi Mondiali, mi piacerebbe conservare la forza e la lucidità per seguire questo proposito quando sarà il momento.

Hanno detto che i ragazzini si annoiano, veramente pure noi, ma non per i motivi che pensano loro. Se la partita importante viene disputata ogni giorno non è importante. L’attesa per la partita importante deve essere dilatata. Ho chiesto a mio nipote, 14 anni, che ha detto: «La Superlega è sbagliatissima, vogliono solo sistemarsi i debiti. E se tutte le settimane devo vedere le stesse partite con gli stessi calciatori torno alla playstation». Addio.

Maksimovic in panchina è felicissimo. Lasciamocelo.

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