ilNapolista

«A 24 anni un amico mi trovò invecchiata, da allora progettai il suicidio. Fu l’esorcismo alla vecchiaia» 

Barbara Alberti intervistata dal Corriere della Sera: «Mi trastullavo con l’idea di avere una via d’uscita, ma non l’ho mai pensato seriamente. L’eutanasia? Una cosa civilissima» 

«A 24 anni un amico mi trovò invecchiata, da allora progettai il suicidio. Fu l’esorcismo alla vecchiaia» 

Sul Corriere della Sera una lunga intervista alla scrittrice Barbara Alberti, oggi 78enne. E’ fresca di vaccino.

«Sto come un fiore, è stato meraviglioso. Quando sono uscita, ho fatto a piedi un’ora, con un’energia in corpo da pazza: il vaccino è stato un esorcismo. Una cosa che, prima, ti senti un miserabile, non sai che fine farai, e poi fai il vaccino, ti hanno battezzata, sei grata. Sei fra i salvati, anche se è un’illusione, ma chi se ne frega: io vivo di illusioni».

Parla del suo rapporto con la morte. Quando era giovane ha pensato al suicidio.

«Per me, la vecchiaia è stato un male della gioventù: fra i 20 e i 30 anni ne ero sconvolta. A 24 anni, un amico mi fa: come sei invecchiata. Da quel momento, ho progettato il suicidio a 28 anni, poi l’ho spostato a 38. Poi, ho scritto un libro apotropaico che si chiamava Delirio e che è la storia di due ragazzi in collegio dove, a metà, si scopre che hanno 80 anni. È stato il mio esorcismo contro la vecchiaia: dopo, non ne ho avuto più paura, ero come risanata».

Ma quella del suicidio era più l’idea di pensare di avere una possibilità di salvezza, chiarisce.

«Mi trastullavo con l’idea di avere una via d’uscita, ma non l’ho mai pensato seriamente. Mi resta la convinzione che l’eutanasia sia una cosa civilissima. Vorrei morire nel sonno, ma se le cose si mettessero male credo che userei l’ultima lucidità per eliminare il male peggiore».

Parla della sua infanzia in una famiglia borghese, con mille restrizioni dovute alla imperante morale cattolica.

«Il corpo era peccato, tutto era peccato. Una volta giocavo a travestirmi con mio fratello. Lui aveva tre anni, io sei, ci troviamo nudi, arriva mia nonna e fa una scenata di una violenza assurda. Eppure, era una personcina mite, diceva sempre il rosario, ma ha visto il peccato».

Aggiunge:

«Un’educazione così restrittiva è un privilegio: diventi ribelle ed è una grande soddisfazione. In quelle condizioni, ti viene ansia di libertà e desideri vivere lietamente. Devi guadagnarti ogni cosa ed è un grande divertimento perché la vita diventa un’avventura».

Sulla ribellione:

«La ribellione è quando capisci cosa vuoi essere e vorresti che ti lasciassero diventare quello che vuoi in pace. Ci trovavo gusto a ribellarmi… Tornavi a casa tardi e ti pigliavano a schiaffi: eri un ribelle, era uno che veniva punito. Eravamo piccoli sbruffoni. Il ’68 era fatto tutto di piccoli sbruffoni, in senso tenero».

Per anni, Barbara Alberti ha curato la rubrica della posta del cuore. Parla del rapporto degli italiani con l’amore.

«Fanno di tutto per essere infelici, per ostacolarsi e non seguire se stessi. Tre quarti del dolore amoroso è colpevole».

 

 

ilnapolista © riproduzione riservata