Archiviata la figuraccia europea dei club, la pomposa narrazione ci fa dimenticare che all’Europeo i quarti sono il nostro legittimo obiettivo. Oltre sarebbe un’impresa

C’è qualcosa che non torna nella costruzione mediatica che si sta alimentando in Italia sulla Nazionale. I fattori sono fondamentalmente due, strettamente connessi tra loro. Uno è l’ottimo lavoro svolto da Roberto Mancini che ha portato la Nazionale a qualificarsi per gli Europei (anche se, ricordiamolo, le squadre qualificate sono 24 quindi non poche) e per la final four di Nations League. L’altro è il trauma della mancata qualificazione ai Mondiali 2018, cui peraltro vanno aggiunte le eliminazioni al primo turno nel 2010 e nel 2014. L’Italia ai Mondiali non supera un turno dal 2006 anno in cui alzammo la Coppa. Sono passati quindici anni da allora, e non possiamo certo mettere tutto in carico a Ventura e alla sciagurata formazione da lui messa in campo a Milano contro la Svezia. O meglio, è quel che è avvenuto ma sappiamo bene che non può essere così. In mezzo, ci sono due buoni Europei: uno ottimo, nel 2012, finale con Prandelli, l’altro buono con Conte (uscimmo ai quarti ai rigori contro la Germania). Ecco, bissare quel risultato sarebbe un ottimo risultato: il migliore possibile agli Europei prima della frontiera dell’impresa.
Roberto Mancini ha svolto un buon lavoro. Ottimo. Ma forse “l’ambiente” sta spingendo troppo sull’acceleratore, si sta enfatizzando oltre il dovuto la serie positiva di risultati. E stiamo quindi producendo un’aspettativa che appare fuori luogo se guardiamo alle forze in campo nella competizione che è stata rinviata di un anno per il coronavirus e che si svolgerà tra pochi mesi.
Il lavoro di Mancini è accompagnato da una narrazione a suon di record: quello di punti fatti (67 in 29 partite), quello – prossimo, toccando ferro – di gare consecutive senza sconfitte: saranno 25, come Lippi, se l’Italia non perderà a Vilnius contro la Lituania. Tutto è enfatizzato dal trauma Ventura.
Vanno però anche tenuti in considerazione gli avversari affrontati dalla Nazionale di Mancini: in 29 partite, ha affrontato una volta la Francia (una delle due sconfitte), due volte il Portogallo (una sconfitta e un pareggio), due volte l’Olanda (una vittoria e un pari) e quattro volte la Polonia (due successi, due pari).
Il sorteggio ci ha certamente sorriso: siamo finiti nel gruppo con Turchia (che peraltro ha recentemente battuto l’Olanda 4-2), Galles e Svizzera. Abbiamo evitato, tanto per dirne una, il girone di ferro che ha messo insieme Portogallo Francia e Germania.
Il nostro ragionamento improntato alla cautela, non si basa sulla prestazione offerta contro la Bulgaria. Ci mancherebbe: le partite di calcio non sono spettacoli teatrali, ci sono partite in cui devi vincere e vinci. È il calcio. E poi siamo in buona compagnia. La Spagna, ad esempio, ha vinto soltanto al 92esimo contro la Georgia di Sagnol grazie – parole del Paìs – alle mani di plastilina del portiere georgiano che non è riuscito a opporsi a un resistibile tiro di Dani Olmo. E la Spagna era peraltro reduce dall’1-1 in casa contro la Grecia. Anche il Portogallo è stato fermato sul 2-2 dalla Serbia sia pure con una rete di Ronaldo non vista dall’arbitro, in un salto all’indietro di anni visto che non c’era l’ausilio della tecnologia (la goal-line technology).
Il nostro ragionamento si basa su altro. Non possiamo dimenticare i discorsi su quanto sia poco allenante il nostro campionato. Sulla debacle europea delle nostre squadre, con la Juventus eliminata dal Porto in Champions e il Napoli in Europa League dal Granada, tanto per citare i due esempi negativi più eclatanti.
Quanti calciatori ha la Nazionale italiana che sono ancora in lizza per la conquista della Champions? Cinque: Florenzi, Verratti e Kean che giocano nel Psg; Jorginho ed Emerson Palmieri che militano nel Chelsea (Palmieri ha giocato 88 minuti in Premier, praticamente mai). Il resto della truppa gioca nel campionato italiano che appena pochi giorni fa è stato giustamente processato per non essere competitivo in Europa visto che tra Champions ed Europa League è rimasta una sola squadra nelle coppe: la Roma. I nostri attaccanti sono Immobile e Belotti che, con tutto il rispetto, giocano nella Lazio e nel Torino. I centravanti di Juventus, Milan, Inter, Atalanta, Napoli, Roma e Lazio sono tutti stranieri tranne appunto Immobile. Morata, Ronaldo, Lukaku, Ibrahimovic, Mertens ce li ritroveremo come avversari.
Proviamo a guardare un po’ le altre Nazionali. L’Inghilterra che ieri ha battuto l’Albania, ha schierato alle spalle di Harry Kane (Tottenham, quindi non in Champions) Foden, Sterling e Mason Mount: tutti e tre ai quarti di Champions con City e Chelsea. Cui vanno aggiunti Stones e Walker, anche loro giocano con Guardiola. Sono tutti titolari. Cui, volendo, possiamo aggiungere Maguire e Shaw che giocano nello United in corsa in Europa League. Oltre a Chilwell e James (Chelsea) più Trippier (Atletico Madrid).
La Francia, che ha vinto 2-0 in Kazhakistan, oltre ad essere campione del mondo in carica, può contare su Mbappé, Zouma. Kanté e Giroud (Chelsea), Coman e Pavard (Bayern), Mendy e Varane (Real Madrid) senza considerare quelli militano tra Barcellona, United, Atletico Madrid come ad esempio Griezmann, Dembele, Lenglet, Pogba, Martial, Lemar e non citiamo quelli del Tottenham.
Il Portogallo ha in difesa Ruben Dias cardine difensivo del City oltre a Cancelo e Bernardo Silva. Davanti ha Ronaldo, Diogo Jota che gioca nel Liverpool, Joao Felix stellina dell’Atletico Madrid e Neto con cui prima o poi il Wolverhampton realizzerà una maxi-plusvalenza. Senza trascurare Danilo Pereira (Psg), Oliveira (Porto) e il ritrovato Renato Sanches approdato però al Lille.
La Germania la lasciamo fuori, ci annoiamo a far la conta dei talenti e dei fuoriclasse. La definiamo fuori categoria.
Dalla prima fascia non possiamo escludere la Spagna, nonostante il momento di appannamento. Anche se la Nazionale di Luis Enrique ha il problema del centravanti, continua a giocare con Morata al centro dell’attacco. Anche la Spagna ha tre calciatori del City: Eric Garcia, Rodri, Ferran Torres; Pedri Busquets e Jordi Alba del Barcellona, ha Thiago del Liverpool, ovviamente Sergio Ramos oltre a a talenti vari del Real.
E infine il Belgio con De Bruyne, Courtois, Hazard (ora infortunato), Meunier (Dortmund) oltre ai già citati Lukaku e Mertens.
Chiudiamo con le parole rilasciate da Xavi alla Süddeutsche Zeitung l’altro giorno a proposito degli Europei.
La Francia è già molto forte. Didier Deschamps ha un gruppo un po’ più speculativo, orientato al contropiede, con due file difensive da quattro in cui lavorano tutti, e davanti con Antoine Griezmann e Giroud. Il Portogallo ha sempre talento e qualità, un livello fisico molto forte. E poi ci sono squadre che possono sorprendere. La Croazia, anche se la loro generazione d’oro sta lentamente scomparendo, o il Belgio, o gli inglesi che possono contare su una generazione fantastica insieme e mostrano un livello di gioco che mi piace. Gareth Southgate lo fa molto bene. O la Spagna con Luis Enrique, che è un super allenatore. Sono tutte lì.
Non ha citato l’Italia.