Sabatini: “Nainggolan è un poco di buono, un vero bugiardo”

L'ex diesse della Roma: "Dzeko è stato umiliato, non si degrada un capitano a meno che non abbia commesso un omicidio"

Sabatini cavani

Walter Sabatini è il coordinatore dell’area tecnica del Bologna ma è l’iconico ex direttore sportivo della Roma. E della Roma ha parlato a Al Circo Massimo, su Teleroma 65, di un po’ di tutto. Senza diplomazia.

Tanto per cominciare della “sua” Roma, “questo club è stata la cosa più bella della mia vita”.

“La mia operazione migliore dal punto di vista finanziario è stata Alisson, è arrivato per 7 milioni, ha fatto un anno da dodicesimo ed era arrabbiatissimo con me, poi è decollato come è giusto che fosse. Il mio più grande rimpianto? Non riuscire a prendere Mkhitaryan quando era ancora allo Shakhtar Donetsk. Avevo anche preso Cuadrado, ma non voglio parlarne: dovrei denunciare un allenatore per questo, non lo farò mai”.

Nainggolan?

Nainggolan è un poco di buono, mai ha voluto riconoscere a me una parte della sua felicità o della sua storia. Ho un affetto straordinario per lui, lo ho anche abbracciato quando era sudato ed è una cosa che non farei neanche con mio figlio, ma resta un poco di buono. Lo chiamavo di notte quando ero qui a Roma, mi giurava e spergiurava di essere a letto: un vero bugiardo, era sempre in giro. E’ ignobile per un professionista farsi riprendere ubriaco fuori da una discoteca, ma gli hai voluto un bene sportivo eccezionale, mi faceva emozionare con le sue scivolate. Quando arrivò a gennaio mi sembrava di aver fatto il colpo della vita, pensavo di aver preso il colpo di genialità tecnico-tattica che ci mancava. Si è messo da subito la maglia addosso”.

“Il calcio ormai cerca personaggi e dirigenti che riferiscono riguardo scouting, algoritmi e analisi circostanziate dal punto di vista dell’osservazione e delle statistiche. Pinto vuole fare il direttore sportivo e tanto altro, non lo ha mai fatto e vuole cominciare a farlo qua alla Roma: augurategli tanta fortuna, così come faccio io in questo momento”. “Software e statistiche permettono di evitare di prendere delle toppe. Un giocatore però va annusato, va sentito quando viene visto giocare e vanno osservati comportamenti e risposte tecniche. Non sono un grande fan delle statistiche, sono utili se associate all’occhio e alla sensibilità.

Che idea si è fatto del caso Dzeko?

“Alcune cose successe nella Roma non mi sono piaciute. Dzeko è un professionista di livello eccezionale e di grande educazione, non sarebbe mai in grado di creare problemi. Non è giusta una conseguenza così importante per un diverbio di spogliatoio, la Roma lo ha ceduto 4 volte in 2 anni e lui è sempre voluto rimanere. A cosa tende questa autodistruzione dell’ambiente per la presa di posizione di un allenatore? Fonseca lo avrà fatto per aumentare il suo carisma nello spogliatoio. Sarà bene che tutto torni alla normalità, la Roma ha obiettivi importanti da perseguire. Conosco lo spogliatoio, so che non può essere successo niente di così grave da permettere a Dzeko di destabilizzarlo: ha subito un’umiliazione importante, gli servono 20 giorni per tornare a regime, è inutile che i tifosi si chiedano se ancora lotta per la causa. Gli si ridia la fascia, non si degrada un capitano a meno che non abbia commesso un omicidio”.

Perché la Roma non ha puntato su Ricky Massara?

“Ha sbagliato, ha lasciato andare via un ragazzo di grande cultura e impegno incessante per il club. Massara arrivava alle 7.30 e andava via a notte inoltrata, la Roma ha fatto uno sbaglio esiziale. So che non è stato confermato perché ha tentato di difendere la figura di Monchi, l’uomo che oltre agli errori ha portato Zaniolo qui. Schierarsi con lui è stato letale. Parliamo di una vicenda piuttosto squallida, Massara è il Salah dei dirigenti e mi dà gioie quotidiane. Spero che vinca”.

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