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La rissa tra Conte e Agnelli è il porno dell’antijuventinismo praticante

“Suca”… “Coglione”… Bonucci che difende l’arbitro, Paratici contro Oriali. Un’orgia appena meno sconcia del Grande Fratello Vip. Bellissima

La rissa tra Conte e Agnelli è il porno dell’antijuventinismo praticante

Non fosse stato già troppo, per noi cuori teneri, Conte che fa il dito medio ad Agnelli con tanto d’istruzioni d’uso e manutenzione – «suca» – e la presidenziale replica – «stai zitto coglione» -, ad un tratto dai resoconti spunta Bonucci. Bonucci, lui, che cazzea Conte a difesa dell’arbitro:

«Conte, devi rispettare l’arbitro!»

Lì, pur volendo utilizzare tutti i trucchetti del mestiere per non cedere al piacere – la tabellina del 12, le rughe della prof di chimica – non puoi resistere. È l’orgasmo dell’antijuventinismo praticante. Conte e Agnelli che si sfanculano in diretta nazionale, con ampia gestualità e commenti acidi a posteriori. Coi giocatori chiamati nel parapiglia, che si rinfacciano nefandezze, dita in faccia – indici, medi, anulari, persino i mignoli – “maleducazione”. E’ un porno.

«suca»

«coglione»

I termini segnano il livello, e il contesto. Li riportiamo per cronaca, con malcelata goduria. Il pubblico da casa resta sul divano, coi popcorn caldi di microonde, a farsi raccontare il retroscena dalla Rai (mai così contenta di aver acquistato i diritti della scalcagnata Coppa Italia). Ancora e ancora. Come da piccoli quando mamma ci leggeva una fiaba, e voleva spegnere la luce, ma noi “no, dai! Raccontami di quella volta che Conte ha fatto il dito medio ad Agnelli”. La favoletta della buonanotte.

Il tifoso medio s’è ritrovato abbracciato al televisore come Fantozzi concupito dalle donnine allegre della notte, sgamato dalla moglie mentre slinguazza lo schermo. A dare un senso lascivo a quello 0-0 di Coppa Italia, mai decollato per colpa dell’andata troppo favorevole alla Juve.

Le telecamere della Rai immortalano la discesa isterica di Agnelli dalle scale, altro che Belen con il tatuaggio della farfalla inguinale a Sanremo. E il vociare dell’intervallo: la Gazzetta ricostruisce un “diverbio tra il bianconero Fabio Paratici e il nerazzurro Lele Oriali”. Un’orgia più che una rissa, che trasforma lo spettatore in voyeur. Coi contendenti nei rispettivi ruoli. Gli stessi che se sfogli l’album dell’ultimo ventennio ritrovi abbracciati e sorridenti mentre festeggiano ogni sorta di titolo e coppa. Ora non fanno nemmeno più finta di ignorarsi. Il cortocircuito è quasi morboso: Conte ricorre al quarto uomo Chiffi, delatore delle invettive dirigenziali che piovevano dagli spalti desolati, ricevendone in cambio “rassicurazioni che tutto sarebbe stato registrato”.

E così è stato loro malgrado. I social sono lì appostati: spunta il fotogramma, poi il video, la moviola che analizza la schiusa del dito medio, il labiale di Agnelli. Poche decine di minuti e tutti sanno tutto. I panni sporchissimi di gente abituata ad ostentare savoir faire ed erre elegantemente arrotolate, lavati in piazza. Loro, proprio loro, per definizione il grande potentato del calcio italiano. Una volta uniti dall’unica cosa che conta (sì, vincere, lo sappiamo) e ora separati per lo stesso motivo, a farsi lo strascino a distanza. Con una discreta eco internazionale. Questa, per dire, è l’apertura online del Daily Mail:

daily mail

Con quel fascino vintage di pallone verace, quello di Mazzone che corre verso la curva dell’Atalanta, non edulcorato dai paravento degli uffici stampa e delle comunicazioni a Borse chiuse. Un reality appena meno sconcio del Grande Fratello Vip.

Andrea Agnelli, presidente della Juve, presidente dell’Eca, direttore non esecutivo di Stellantis, amministratore di Exor, Principe della Continassa, gran direttor lup. mann. Uno che – leggiamo su Wikipedia – ha studiato a Oxford e alla Bocconi. Che si catapulta da una gradinata per sbraitare sul capo del suo ex allenatore preferito, a sua volta cazziato dal figliuol prodigo Bonucci, difensore d’ufficio della classe arbitrale. Come resistere a tale manna.

Ci si sveglia il mattino dopo, confortati dalla rassegna stampa: era tutto vero. Non era solo un sogno bagnato.

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