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Genoa-Napoli 2-1, pagelle / Le partite del Napoli sono buone per rassettare casa

Gattuso ha visto una partita, noi un’altra. Le sue analisi post-partita hanno stancato. Chissà se rivedremo più il vero Osimhen

Genoa-Napoli 2-1, pagelle / Le partite del Napoli sono buone per rassettare casa

OSPINA. La caduta di Conte (“Giuseppi” non Antonio) avrebbe dovuto far capire a Mister Veleno che non è tempo di Costruttori, soprattutto dal basso. Anche perché il pipelet colombiano non ne azzecca una coi piedi e pure lui dona una ghiotta pelota al cinico Grifone, al 32’. Sulle due pappine dovremmo usare, Ilaria, la classica formula del portiere che non ha colpe, ma sul primo l’amato Goran impiega almeno un quarto d’ora per tirare. Insomma, Ospina non è un portiere che “chiude” la porta e la sua titolarità è una delle facce del fallimento gattusiano – 4

La costruzione dal basso è avvilente. Come Meret che fa la muffa in panchina per una stupida ostinazione – 4

DI LORENZO. Davanti ha due o tre spunti di rilievo, ma in difesa balla la tarantella come tutti i suoi compagni di reparto – 5

Torna ad assomigliare al fantasma di se stesso – 5

MANOLAS. Spettatore non pagante sul secondo gol di Pandev. Stasera il Macedone anziano ha provocato voragini là dietro e l’Ellenico perde il confronto balcanico – 4

Meglio del compagno Maksimovic, ma ugualmente dormiente – 5

RRAHAMANI dal 68’. Almeno lui non fa guai, ma di testa è una pippa altrimenti avrebbe pareggiato lui al 71’ – 5,5

E’ tutto nella prima parte del tuo giudizio: “almeno lui non fa guai” – 5,5 

MAKSIMOVIC. La Maksi-Cappellata sul primo gol è un peccato mortale, che devia il corso della partita. Quest’anno è spesso Maksi-Disastro – 3

Davvero questo Maksimovic è meglio di Rrahmani? – 3

MARIO RUI. Inutile e dannoso. A sinistra non c’è vita. L’unica cosa decente che fa è quella punizione per il testone di El Comò – 4

Più che non esserci vita, a sinistra, c’è la morte. Nel primo tempo sbaglia tutto. Sul secondo gol non si muove come dovrebbe. In fase offensiva va ancora peggio. Alla fine si innervosisce pure – 4

DEMME. Il problema non è l’impegno, ma la qualità della prestazione. Il calabro-teutonico non ha la vocazione del Costruttore dal basso. Se vuoi fare possesso e attivare il chip sarrita piantato nelle chiocche del Napule, allora devi avere almeno Jorginho, non un mediano puro. Lo dimostrano il primo gol rossoblu e soprattutto il secondo. Detto questo, fa le solite cose che sa fare: corre e pugna. E al 70’ potrebbe pure segnare – 5,5

Non ha nessuna colpa su quella palla malata di Maksimovic: era un passaggio che semplicemente non doveva esistere. Per il resto, corre, combatte, ci prova, aiuta la squadra. Non a caso esce dal campo distrutto – 6

BAKAYOKO dal 78’. Gioca da fermo o quasi ma almeno qualche idea la mostra – 6

Qualche pallone, se non altro, lo conquista – 6 

ELMAS. Il modulo di Mister Veleno genera palleggio infinito e confusione massima in una partita dove i fatidici spazi sono stretti come la cruna dell’ago evangelica. E il Macedone giovane cerca comunque di farsi largo con tanti palloni. Al 92’ potrebbe fare due a due ma non è serata nemmeno per lui – 5,5

Prova a mandare i compagni al tiro, a volte inventa anche belle giocare. Peccato che non riesca a centrare la porta – 5,5

POLITANO. Per oltre un’ora vaga senza combinare nulla di concreto. Poi si sceta come se il Na-Politano titolare lasciasse il posto al Na-Politano entrante. Risultato: due tiri, un gol – 6

Anche prima del gol, uno dei migliori, sebbene dopo un primo tempo un po’ caotico – 6

ZIELINSKI. Pasticcione e goffo. Epperò mi chiedo, Ilaria: se nel quattro due tre uno gattusiano San Piotr deve fare la sfaccimma della sottopunta, come dicono gli scienziati della pedata, per quale motivo arretra di quaranta metri per andare a fare il Costruttore con esiti nocivi? – 5

Arzigogolato. È la parola che meglio descrive il suo gioco, che però, in tutti questi ghirigori, diventa irritante e improduttivo. Gioca difficile, si complica la vita e resta la discontinuità raccapricciante – 5

INSIGNE dal 53’. Tanta, tantissima fuffa senza mai saltare l’uomo. Poi però prende il palo al 78’ – 5

L’apporto alla gara non è certo determinante. Ancora pesano l’infortunio e, purtroppo, il rigore mancato contro la Juventus – 5

LOZANO. Al solito, El Tav è l’unico che fa partita a sé mescolando velocità e intelligenza. Due tiri e vari assist – 6,5

Ci prova fino all’ultimo secondo. Ha carattere, grinta, spirito di sacrificio e non si stanca mai – 6,5

PETAGNA. Sull’uno a zero, El Comò fa finalmente il centravanti e s’avventa su un traversone di Marittiello. Dal traversone alla traversa c’è di mezzo la sua cabeza – 6

Lavora tantissimo per la squadra. Peccato per la traversa. La sensazione è di profonda solitudine, là al centro – 6

OSIMHEN dal 53’. Chissà se rivedremo di nuovo la divinità regale che aveva segnato il suo avvento nel Napule. Chissà – 5

Non so. Quello che so è che metterlo in campo così è una cosa priva di senso – 4 

GATTUSO. Chi di Costruzione dal basso colpisce, di Costruzione dal basso perisce. I ventiquattro tiri saranno la trincea in cui resistere almeno fino a mercoledì, al ritorno di Coppa in terra orobica. Lui ha visto una partita, noi un’altra. Questo Napule ha sempre le stesse idee, perdipiù poche. E come direbbe lui non ha veleno – 5

Sono stanca delle sue disamine post partita. Non mi interessa il numero di occasioni create, né quello dei tiri. La fotografia della partita sta in quel 24 a 4. I 4 tiri del Genoa hanno prodotto 2 gol, i nostri 24 uno soltanto. Si va in campo per segnare. Almeno dessimo uno spettacolo fantasmagorico, potrei pure capire. Ma ormai le partite del Napoli sono diventate buone per fare i piatti, rassettare casa, stirare due camicie e schiacciare un pisolino. C’è poi da dire che la questione della “postura” di fronte ad un errore da dilettante di Maksimovic è una cosa che non si può sentire. Infine: visto che di veleno non si vede traccia, ed è passato un anno buono, e visto che nemmeno del gioco c’è traccia, possiamo dire che  il tentativo è definitivamente fallito? – 4

ARBITRO MANGANIELLO. Il fallo su Mario Rui andava rivisto al Var – 4

Il discorso non fa una piega: se il Var esiste lo devi usare. Che non vuol dire dare per forza un rigore, ma fugare i dubbi (anche per non sentire poi le inutili recriminazioni, dopo) – 4

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