Cazzullo: «Quella volta che intervistai Don Benzi mentre benediva i panini dell’autogrill»

Intervistato da Libero, colloca i protagonisti delle sue interviste nei gironi della Divina Commedia. Per Nadal c'è il Paradiso: «È uno dei miei idoli e paga le tasse nel suo Paese». Spielberg «è il Dante del nostro tempo» 

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Aldo Cazzullo domenica sera era in Curva A ad assistere a Napoli-Juventus

In un’intervista a Libero, Aldo Cazzullo gioca a collocare i principali protagonisti degli ultimi trent’anni nei gironi della Divina Commedia. Il parametro utilizzato sono le interviste che ha dedicato loro.

Bill Gates, ad esempio, è stato una delusione, perciò lo scrittore lo colloca in Purgatorio.

«Purgatorio. Incontrarlo è stato un po’ una delusione. Mi aspettavo il Leonardo da Vinci del nostro tempo; ho trovato un business man. Per un’ora ha parlato solo di soldi e affari. Poi mi ha illuminato con tre profezie secche. Tutte avveratesi, a cominciare dal dominio della Rete».

Keith Richards vorrebbe andare all’inferno.

«Vorrà sicuramente andare all’Inferno. L’artista maledetto, il chitarrista dei Rolling Stones mi accolse in una suite da sceicco in un albergo del XVI arrondissement, il più chic di Parigi. Come per farsi perdonare la location milionaria, era vestito da satanista, pieno di gioielli con i teschi…».

Su Nadal nessun dubbio:

«Paradiso. È uno dei miei idoli; e di solito evito di intervistare i miei idoli, per il timore di esserne deluso. Ad esempio ho sempre evitato Paolo Villaggio, di cui mi dicevano che fosse cattivissimo. Nadal però non mi ha deluso. E a differenza di molti campioni paga le tasse nel suo Paese».

Vasco Rossi andrebbe in Purgatorio, come Daniel Day Lewis e Gérard Depardieu, del quale dice:

«Non saprei se tra i lussuriosi o tra i golosi, con papa Martino IV. Comunque è un uomo simpaticissimo».

Su Spielberg, invece:

«È un po’ il Dante del nostro tempo. In Schindler’s List ha raccontato il male che è in noi. Come tutti i veri grandi, è una persona cortese, disponibile. A essere maleducati e scostanti sono quelli che valgono poco».

Racconta che riesce a farsi raccontare tanto da chi intervista «a volte per sfinimento». E parla dell’aldilà, di come se lo immagina.

«Fatico a pensare che ci sia qualcosa. È una domanda che faccio anch’io a tutti i miei intervistati. Molti ci credono».

E sulla resurrezione:

«Ogni volta che intervisto un uomo di Chiesa, gli chiedo di provare a convincermi».

A proposito di uomini di chiesa, racconta l’esperienza di conoscenza di Don Oreste Benzi.

«Ho passato una vigilia di Natale con lui e i suoi seguaci sulla tangenziale di Mestre, dove tentava di recuperare le prostitute nigeriane, con la sua tonaca da prete preconciliare, piena di patacche. La serata finì a cena nell’unico posto ancora aperto: l’autogrill. Stavamo per addentare un panino, sa quelli coni nomi immaginifici tipo Capri o Fattoria, e don Benzi grida: “Fermi tutti, cosa fate?”. Ci fece appoggiare i panini sul trespolo dell’autogrill, li benedisse tracciando furiosamente ampi segni di croce nell’aria, poi concluse: “Ora possiamo mangiare”. Un pazzo di Dio».

 

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