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Muccioli jr: «Delogu puntò la pistola a mia madre per 150 milioni. Papà ha sempre aiutato gli indigenti»

Il secondogenito Giacomo a Libero: “La docuserie ha dato credito a un personaggio del genere. Portava a casa i senza tetto da quando aveva quindici anni”

Muccioli jr: «Delogu puntò la pistola a mia madre per 150 milioni. Papà ha sempre aiutato gli indigenti»

“Hanno dato credito a uno che ha puntato una pistola alla testa a mia madre, senza raccontare chi era veramente mio padre”.

Il padre è Vincenzo Muccioli, e il figlio è quello minore, Giacomo, “che con il padre condivideva l’amore per gli animali. E molto altro”. Lo ha intervistato Libero, sulle polemiche che ancora friggono su “Sanpa”, la serie tv su San Patrignano.

Giacomo Muccioli fa il veterinario, ha vissuto e prestato anche lui servizio alla comunità per tantissimi anni. E spiega il suo punto di vista:

“Nessuno ha raccontato mio padre nella sua anima, nella sua profonda essenza, buona e generosa, nessuno degli autori, benché sollecitati da mio fratello Andrea, è andato a raccogliere quelle informazioni che avrebbero tracciato un profilo veritiero. Si è fatto l’approfondimento su Vincenzo e mai si è detto chi era il narratore. Walter Delogu è l’unica persona che è stata condannata in via definitiva per estorsione e che a vita dovrebbe risarcire economicamente ogni mese la comunità. Di questo non ho sentito parola. Delogu è colui che ha puntato una pistola alla testa di mia madre chiedendole 150 milioni di lire. Naturalmente tutto questo è scritto nero su bianco dal tribunale di Rimini”.

Il figlio racconta un Muccioli unico, indissolubile dalla sua idea di comunità e di accoglienza:

“Mia nonna, la mamma di Vincenzo, raccontava sempre dell’abitudine che papà aveva nel portare a casa i senza tetto e gli indigenti, gli ultimi della società. Aveva quindici anni e se nel tragitto tra scuola e casa trovava uno che, a parer suo, aveva bisogno d’aiuto, lo portava a casa dai suoi genitori per aiutarlo. Questo è importante per capire come il progetto di San Patrignano non sia nato dal nulla, ma aveva la sua genesi profonda nell’anima buona di mio papà. Non esiste un Vincenzo Muccioli prima della fondazione di Sanpa e uno dopo. Mio padre era un uomo che pensava in grande, era un visionario e non altro. Era cattolico e credente, ma voleva un luogo laico dove accogliere i tossicodipendenti, intuiva e immaginava con una velocità davvero unica”.

Nel 1978 nasce San Patrignano e la vita della famiglia Muccioli cambia:

“Da quel momento è iniziato un nuovo modo di vivere, per me. Ho imparato a vivere su una scala diversa. La mia famiglia si era allargata a tutti i ragazzi di SanPa che, a volte, raccontavano storie incredibili e affascinanti. Ogni fine settimana io da ragazzino salivo su con mia mamma e con Andrea, e condividevamo tutto come se fossimo parte di una medesima famiglia. Nel mentre sono diventato da ragazzino a uomo. Conobbi l’arresto immediatamente, perché quel giorno arrivarono i giornalisti fuori da scuola. Mi ricordo che rimasi colpito, ma ho sempre avuto una fiducia sconfinata in mio papà”.

E il secondo processo, che riguardava l’uccisione dentro la comunità di un ospite?

“Su quella vicenda mio papà morì. Ho il ricordo di un giorno in cui disse “ormai servo più da morto che da vivo“. Da lì ad un anno si lasciò morire”

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