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Mara Maionchi: «Col Covid mi sono sentita vecchia. Da mamma leggevo di nascosto i diari dei figli»

A Repubblica: «Non è stata una passeggiata. Che carattere la Pellegrini, e poi è bella. Se fossi stata come lei… Dico meglio migliori amici che amanti sfegatati»

Mara Maionchi: «Col Covid mi sono sentita vecchia. Da mamma leggevo di nascosto i diari dei figli»

Repubblica intervista Mara Maionchi che da stasera sarà giudice a Italia’s got talent, su Tv8. Maionchi parla della terribile esperienza del Covid.

«Data la giovane età, ad aprile sono 80, il Covid non è stata una passeggiata. Ora sto benissimo. Ho avuto la polmonite bilaterale, la cosa tremenda è che sapeva tutto di cartone. Meno male, va’, ho perso qualche chilo. Gli 80 anni non me li sento, durante il Covid me li sono sentiti tutti».

Parla di Federica Pellegrini.

«È una bomba. Ammazza se ha carattere, invidio la sua volontà d’acciaio. Io sono una pigra, l’opposto. E poi è bella, fossi stata come lei… Lasciamo perdere».

Aveva questo carattere da ragazza?
«Sempre. Facevo ridere tutti, bisogna prendersi in giro. I geni sono pochi, gli altri arrancano come me».

Il pubblico le vuole bene per questo?
«Essere amata per quello che sono mi fa piacere, mi fa sentire al caldo. La cosa peggiore che possono fare è darmi un copione, vado come sono. Sono pratica. Anche nella vita privata. Passare dalle luci psichedeliche all’abat-jour è un attimo, ho 43 anni di matrimonio alle spalle e si diventa migliori amici. Mi creda, meglio che amanti sfegatati».

Com’era da mamma?
«Da mamma ho letto più diari di nascosto io… Frugavo nelle cartelle, nei cassetti; mia figlia diceva che non fumava, controllavo dovunque. Non è bello ma chissenefrega, sono anche un po’ pentita. Ma era l’unico modo».

«Barbara D’Urso fa programmi agghiaccianti però è brava».

Come si fa a invecchiare bene?
«Non bisogna chiudersi. Gioco a carte con delle vecchiette cattivissime, mi fanno fuori che è una meraviglia. Il presente non è tutto brutto, basta aprire il cervello e non opporsi a quello che c’è di buono».

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