ilNapolista

L’Italia del calcio non è mai stata politicamente così potente

Infantino presidente FIFA, Agnelli presidente ECA e poi ancora Uva che ricopre un ruolo centrale all’UEFA. Collina e Rosetti gestiscono gli arbitri

L’Italia del calcio non è mai stata politicamente così potente

Steve Bannon, ex consigliere del presidente uscente Donald Trump, due anni fa disse: “L’Italia è il paese politicamente più importante al mondo”. Questa frase torna d’attualità, se trasportata nel 2021 al sistema calcio. La crisi originata dalla pandemia, una gestione ancora da definire dei diritti televisivi, un movimento che ancora deve evolversi nella parte femminile e nei settori giovanili: nonostante tutto questo, il peso politico dell’Italia del pallone è incredibilmente forte.

Innanzitutto, da un punto di vista riformistico, la Federazione Italiana è tra le più ricettive a varare novità. È stato così col VAR, dove la FIGC è stata in prima linea nell’introduzione immediata e oggi è uno strumento sempre più indispensabile. È così con il Processo Sportivo Telematico, l’ultima innovazione annunciata proprio oggi da Gabriele Gravina che con orgoglio ha vantato il primato italiano di questa svolta. Nessun’altra federazione al mondo, infatti, ha digitalizzato i contenziosi. Un progetto peraltro finanziato interamente con dei fondi messi a disposizione dalla FIFA, quindi ad impatto zero sui conti federali.

Il discorso assume maggiore sostanza se valutato dal punto di vista delle cariche. A cominciare dal presidente della FIFA, Gianni Infantino, di cui l’Italia almeno per metà può vantarne i natali. Infantino, infatti, è nato da genitori italiani (padre calabrese, madre bresciana) a Briga, nel Canton Vallese. La sua influenza, grazie alle decisioni d’indirizzo sociale e integrativo, è riuscita ad oltrepassare l’ambito sportivo, al punto da esser stato invitato a un G20.

L’esempio più tangibile dà corpo al ruolo centrale dell’Italia: è anche sotto il suo impulso che da quest’anno infatti è stato istituito il dipartimento “Football & Social Responsability” della UEFA, che si occupa appunto di conferire una dimensione socialmente rilevante alle attività dell’ente sull’intero continente. Per presiederlo è stato scelto Michele Uva, già vicepresidente dell’ente europeo e membro molto apprezzato del Comitato Esecutivo. Uva peraltro ricopre tanti altri ruoli all’interno dell’UEFA, tra cui la presidenza della Commissione per il Fair Play Finanziario. Ancora Evelina Christillin, figura legata alla famiglia Agnelli, è stata eletta membro aggiuntivo dell’UEFA nel Consiglio della FIFA e da cinque anni ricopre la carica.

Oltre le questioni geografiche, è in relazione alla politica arbitrale che si delinea meglio il monopolio tutto italiano. Sembra una contraddizione, considerando che il presidente dell’AIA Marcello Nicchi ha vissuto momenti molto complessi, a causa delle tendenze fortemente conservatrici, segnate da una riforma (quella della divisione in CAN A e CAN B, poi da lui stesso riunite) che potrebbe aver causato danni importanti nella crescita del movimento sotto questo punto di vista. Eppure, i presidenti delle Commissioni Arbitrali di FIFA e UEFA sono rispettivamente Pierluigi Collina e Roberto Rosetti, con tanto di due finali europee arbitrate negli ultimi due anni (Rocchi nel 2019 in Europa League e Orsato in Champions nel 2020) e Irrati VAR nella finale dell’ultimo Mondiale.

Andrea Agnelli, invece, oltre ad essere il presidente della Juventus, presiede anche l’ECA, l’associazione dei club europei. Una componente che dialoga direttamente con l’UEFA, specialmente nell’ultimo periodo che si caratterizzerà per l’introduzione di una terza competizione continentale. Agnelli ha subito costruito un’alleanza forte e duratura con Florentino Perez, presidente del Real Madrid, e il suo management ha sempre mantenuto ottimi rapporti sia col Barcellona che col Bayern Monaco da un punto di vista sportivo.

Nonostante il 2021 rischiava di passare alla storia per una figuraccia di dimensioni olimpiche, come gareggiare ai Giochi senza bandiera, sarà ricordato anche e soprattutto per gli Europei, che per il 60° anniversario erano stati concepiti con un formato itinerante. La prima tappa sarà proprio lo stadio Olimpico di Roma e considerando quanto l’Italia sia arretrata nell’ammodernamento delle strutture, è un successo assoluto che ospiti la gara inaugurale e uno dei quarti di finale della competizione.

Ultimo ma non meno importante è tutto ciò che si correla alla pratica sportiva. Il campionato italiano è tra i più lineari, ha sviluppato un protocollo con palesi lacune logico-normative che intanto resiste e ha permesso alla competizione di filare regolarmente, col solo caso di Juventus-Napoli da dover gestire. Non è poco, ma numericamente si tratta di una sola partita, quando siamo giunti alla metà del campionato. L’IFFHS ha inoltre nominato la Serie A come miglior campionato del 2020, un primato che mancava dal 2006. A differenza di Inghilterra, Francia e Germania, non ha aperto gli stadi né troppo tardi né troppo presto, e soprattutto – correttamente – non sono diventati uno strumento politico da associare all’andamento pandemico. Quando si apre il 2021, il calcio italiano manifesta ancora molte carenze strutturali ed economiche, ma sotto una luce prettamente politica non ha rivali.

ilnapolista © riproduzione riservata