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Il Napoli stecca nelle grandi occasioni: la Supercoppa è un altro indizio

La squadra di Gattuso ha perso contro le prime due della Serie A e in Supercoppa, in modi diversi. Un anno fa, invece, almeno sapeva esaltarsi in queste partite

Il Napoli stecca nelle grandi occasioni: la Supercoppa è un altro indizio

Grande solo con le grandi, il Napoli e la stagione dei rimpianti”: è il titolo di un articolo di Repubblica di Marco Azzi del 13 febbraio 2020. Si sottolineava il fatto che pur essendo all’epoca all’undicesimo posto, il Napoli era stato in grado di battere la Juventus in campionato e Lazio e Inter (a San Siro) rispettivamente ai quarti e nella semifinale d’andata della Coppa Italia. Tutto nel giro di poche settimane. Eppure anche “gli exploit“, tra cui quelli in Champions League, “non bastano per riempire nemmeno fino a metà il bicchiere azzurro e acuiscono al contrario i rimpianti per quello che poteva essere e invece non è stato“, scriveva Azzi. Un anno dopo, il discorso è totalmente ribaltato anche se i rimpianti restano più o meno gli stessi.

Il Napoli, di fatto, non è riuscito a trarre vantaggio dalla continuità del progetto tecnico sotto la guida di Gennaro Gattuso dopo tutto questo tempo. La posizione in classifica è senz’altro migliore: la squadra è terza con una partita in meno che, in caso di vittoria, la porterebbe soltanto a sei punti dalla vetta. Nonostante tutto, la distanza – o il gap, per dirla alla Conte – con le società che davvero lottano concretamente per il titolo a fine anno c’è ed è anche piuttosto marcata.

Un ulteriore indizio è stato fornito dalla partita di ieri: gli azzurri versione 2020/21 steccano nelle grandi occasioni, in totale controtendenza rispetto al passato. Il Napoli ha perso contro la prima e la seconda della Serie A e in Supercoppa Italiana. Tre gare totalmente diverse, che però si sono concluse tutte con lo stesso esito. Il Milan ha affrontato la squadra di Gattuso a viso aperto, ha creato e ha concesso ed è stato più efficace nell’area avversaria, grazie ai colpi di un Ibrahimovic senza tempo. L’Inter invece ha praticamente subito senza impensierire il Napoli fino al calcio di rigore, concedendo peraltro le migliori palle gol dopo l’espulsione di Insigne. La Juventus ha sottolineato la discontinuità di alcuni giocatori e sostanzialmente la difficoltà di proporre un calcio offensivamente produttivo, difetti in parte analoghi a quelli dell’avversario, che non ha mostrato questa superiorità schiacciante – va detto.

Allargando il discorso al campionato, negli scontri diretti la tendenza è comunque negativa. Considerando le prime otto posizioni, il Napoli ha battuto soltanto Roma e Atalanta, subendo sconfitte da Inter, Milan, Lazio e Sassuolo, in attesa di recuperare la gara di campionato con i bianconeri.

La buona notizia, per così dire, riguarda i punti conquistati che sicuramente migliorerebbero il piazzamento dell’anno scorso, quando erano stati 62 per un misero settimo posto. In proiezione infatti il Napoli chiuderebbe a 76, con la media esatta di due punti a partita, anche se non basterebbero ad eguagliare il triennio di Sarri (82, 86 e 91) e il primo anno di Ancelotti (79). Segnali di un ridimensionamento già avvertito anche in altri momenti, che prende sempre più forma. E che quasi rende inappropriate espressioni come “occasioni mancate”, “rimpianti” e così via, quando si parla del Napoli di oggi.

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