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Balestri: “Sono diventato Pinocchio perché fui l’unico ad avere il coraggio di rompere un quadro davanti a Comencini”

Comencini chiese a sette bambini chi aveva il coraggio di rompere un quadro con un martello. Fui l’unico a farlo. Poi voleva lo ripagassi e gli dissi di no

Balestri: “Sono diventato Pinocchio perché fui l’unico ad avere il coraggio di rompere un quadro davanti a Comencini”

Dagospia ha ripreso il racconto di Andrea Balestri, il ‘Pinocchio’ dello sceneggiato diretto da Comencini, ai microfoni di Rai Radio2.

Balestrieri ha spiegato come è arrivato ad interpretare il ruolo di Pinocchio e  lavorare con grandi del cinema come Manfredi, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Gina Lollobrigida.

«Tutto è cominciato mentre ero a scuola, facevo la seconda elementare, avevo sette anni. Comencini mandò dei fotografi a fare delle foto ai bambini delle elementari, visionò più di 3000 fotografie. Dopo varie selezioni, l’ultimo provino fu a Roma. Comencini chiese a sette bambini chi aveva il coraggio di rompere un quadro con un martello. Non fece in tempo a dirlo che io presi il martello e ruppi il quadro. Fui l’unico tra i sette bambini a farlo. Lui si arrabbiò, mi disse che dovevo ripagarlo, io risposi che me l’aveva chiesto lui di di farlo e che quindi non avrei ripagato niente. Sono diventato Pinocchio perché ho rotto un quadro”.

Un successo incredibile per un bambino così piccolo

“Non è pericoloso, è anzi una cosa simpatica, che fa piacere. Dopo 50 anni ancora si parla di quello sceneggiato, che è stato visto da milioni di persone. Il merito di questo va a Comencini. Una volta finito Pinocchio ho fatto altri lavori, altri tre film, uno con Bud Spencer, un omone che a vederlo ti faceva tremare, ma poi quando ce l’avevi davanti era una pasta d’uomo. Ero piccolino, quando vidi questa montagna rimasi impressionato, ma era tranquillissimo”.

Ma poi si torna alla vita normale, la scuola, il lavoro, anche se non è semplice togliersi di dosso un personaggio come quello di Pinocchio

“Quando facevo Pinocchio la produzione mi aveva messo una maestra dietro che tutti i giorni mi faceva fare i compiti. Alle medie è stata un po’ più dura, i ragazzetti di undici dodici anni sono anche un po’ cattivelli, ma con me cadevano male, perché picchiavo tutti. Mi chiamavano Pinocchio per prendermi in giro, a me non piaceva, dopo una o due volte che lo facevano magari mi arrabbiamo e gli davo due botte. Molte bambine però erano innamorate di me. Alle bimbe Pinocchio piaceva perché era un’anima ribelle e in quegli anni lì piaceva il bambino ribelle e non il bambino bamboccio”.

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