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Aveva ragione Salvini. Arrestati per spaccio gli abitanti della casa di Bologna cui citofonò

All’epoca il quartiere scese in piazza indignato. I carabinieri hanno trovato 13 grammi di cocaina, oltre mezzo chilo tra marijuana e hashish, proiettili, un taser

Aveva ragione Salvini. Arrestati per spaccio gli abitanti della casa di Bologna cui citofonò

Aveva ragione Salvini. Ricordate tutto il casinò che fu montato per la sua citofonata a Bologna in piena campagna elettorale per le Regionali? «Scusi lei spaccia?» fu la frase che fece il giro del’Italia, anche perché pronunciata in favor di telecamere. Al di là dell’opportunità – diremmo nulla – di un’iniziativa del genere, il tempo ha dato ragione al leader della Lega. Così sintetizza l’edizione bolognese di Repubblica:

Questa volta a citofonare non è stato Matteo Salvini, ma i carabinieri. E a finire agli arresti non è stato il minorenne indicato dal leghista come spacciatore il 21 gennaio dell’anno passato, in piena campagna per le Regionali, bensì i suoi genitori. Ben Ali Labini Faouzi (59 anni) e la moglie Caterina Razzo (58) sono stati fermati martedì nel loro appartamento di via Deledda al Pilastro in flagranza di reato per droga e armi.

Il Corriere della Sera scrive:

Quasi un anno esatto dopo, stesso stabile, stessa casa. «Scusi lei spaccia?», il video in cui Matteo Salvini chiedeva a una voce maschile al di là del citofono di uno stabile del Pilastro, storico e difficile quartiere di Bologna, se lui e la sua famiglia spacciassero droga, era diventato presto virale. A rispondere un 17enne, Yassin, padre di origini tunisine, madre italo-svizzera. Ben Ali Labidi, 59enne tunisino con precedenti di polizia, e la moglie Caterina Razza, italiana nata in Svizzera, entrambi i genitori di quel ragazzo, sono ora agli arresti. In carcere lui e ai domiciliari lei dopo il blitz dei carabinieri, che martedì hanno rinvenuto proprio nell’abitazione della citofonata 13 grammi di cocaina, oltre mezzo chilo tra marijuana e hashish, il caricatore di una pistola semiautomatica con 14 proiettili e 50 a salve, un taser, un migliaio di euro tra banconote vere e contraffate.
Nel cuore della campagna per le Regionali perse dalla Lega, lo show fu giudicato un clamoroso autogol. L’allora minorenne, incensurato ed estraneo ai fatti, chiamò civilmente in causa l’ex vicepremier per violazione della privacy, il quartiere scese in piazza indignato.

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