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Scuola, scienziati e docenti indicano la Campania come modello virtuoso per la chiusura

Sul Corrmezz l’appello di alcuni docenti universitari e non solo a Conte per individuare parametri superati i quali occorre fermare la didattica in presenza. E spunta l’esempio della nostra regione

Scuola, scienziati e docenti indicano la Campania come modello virtuoso per la chiusura

Sul Corriere del Mezzogiorno la notizia di un appello indirizzato al Premier Conte e firmato da alcuni docenti universitari e di scuole di vari gradi. Indicano alcuni parametri superati i quali è più opportuno sospendere la didattica in presenza e citano, come esempio, la Campania di De Luca.

Tra i firmatari ci sono pedagogisti come Cristiano Corsini di Roma Tre e Valentina Grion di Padova, fisici come Alessandro Ferretti dell’Università di Torino, matematici come Marco Isopi della Sapienza, infettivologi come Claudio Puoti di Roma e tanti altri.

Scrivono:

«Alla luce delle raccomandazioni di esperti di vari àmbiti disciplinari (medicina, biologia, fisica, matematica ecc.), proponiamo le seguenti percentuali come soglie di guardia, calcolate su base settimanale nelle varie province: positivi/persone testate (bollettino giornaliero della Protezione civile): 5%; attualmente positivi per ogni 100.000 abitanti (stessa fonte): 20; decessi/positivi negli ultimi 30 giorni (bollettino giornaliero dell’Iss): 0,6%. Il superamento di due di questi indicatori dovrebbe comportare la chiusura delle scuole secondarie di primo e secondo grado».

E portano appunto come esempio la strategia adottata dalla Campania in merito alla scuola.

«Non si può non rilevare che la Campania, dove si è disposta la chiusura in anticipo rispetto al resto del Paese, è presto uscita dalla classifica delle prime tre regioni per ricoveri e terapie intensive (presente invece il Lazio, zona gialla), nonostante l’alta densità abitativa di tanti Comuni campani e l’elevato numero di isolamenti domiciliari (seconda regione, dopo la Lombardia)».

Per i docenti, asili ed elementari non sono certo immuni dal virus. I contagi si sono verificati anche tra i bambini di età compresa tra i 3 e i 10 anni, scrivono,

«Pertanto, qualora la prima o la seconda soglia fosse superata del doppio o si registrasse una letalità maggiore dell’1% (terzo indicatore), si dovrebbe comunque provvedere alla sospensione dell’insegnamento in presenza».

Infine, parlano anche della didattica a distanza.

«Benché la didattica a distanza abbia i suoi limiti, un misurato ricorso a questa forma di insegnamento può contribuire a limitare la diffusione del virus. È dunque necessario compiere lo sforzo di inquadrarla pedagogicamente, avendo cura di stabilire criteri di sostenibilità e di qualità, un’operazione che nel corso di questi mesi è stata colpevolmente trascurata».

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