Supertennis racconta la grande passione del Pibe per il tennis, che lui giocava (male) con la destra. Un tifoso appassionato, e umile: una volta chiese scusa a Potito Starace
Maradona giocava a tennis. Male. Sarà perché usava il braccio destro. Però adorava il tennis, lo ha detto decine di volte: “è il mio secondo sport”. Era una passione che coltivava in parallelo col calcio, ma da tifoso, appassionato. Ammiratore di talenti altrui. Dall’amore a prima vista a 23 anni, al Roland Garros 1984, quando vide la finale del torneo femminile tra Martina Navratilova e Chris Evert, e poi anche quella del torneo juniores fra la quattordicenne argentina Gabriela Sabatini e la bulgara Katerina Maleeva. L’emozione della piccola Gaby che scorge in tribuna l’idolo del suo Paese: “Che grandissima sorpresa, non conoscevo ancora personalmente Maradona. Dopo la vittoria ho potuto parlare con lui e il ricordo di quell’incontro rimarrà sempre con me”.
E’ solo l’inizio del racconto del Maradona tennista, nell’ultima puntata di “2020 Reloaded” su Supertennis.
A Maradona piaceva anche molto Fabio Fognini. Al punto che, nel 2017, a Buenos Aires, dopo aver tifato sguaiatamente, per la sua Argentina contro l’Italia, aveva poi regalato la sua famosa maglietta numero 10 al tennista 1 azzurro che aveva battuto Guido Pella in cinque set nel singolare decisivo.
“Caro Willy, ti dobbiamo tante gioie ed emozioni; spero che ti venga riconosciuto SEMPRE il rispetto e la dignità che tutti noi meritiamo, nei migliori come nei peggiori momenti. Mi auguro che tutti noi possiamo essere in questo momento alla tua altezza. Ti mando un grande bacio, leggenda”.
Ma come per molti argentini era Del Potro, il suo idolo. Lo tampinava ai tornei, durante gli allenamenti, chiedendogli di scambiare quale palleggio e di provare rispondere a qualche servizio, ricambiando poi con qualche palleggio con la pallina da tennis.
E così faceva anche con Djokovic:
E ovviamente con Federer, che conobbe al Masters del 2011. Maradona-Federer, la partitella di Dio.
“Maradona è venuto a vedermi, non sapevo come si sarebbe svolto il nostro incontro. Diego aveva le lacrime agli occhi, è molto emotivo e simpatico. Quel giorno sembrava stesse incontrando il suo eroe, mentre era lui il mio idolo: fu una situazione strana, praticamente si era invertita”.
“Ciao maestro, macchina, come mi piace chiamarti. Sei stato, sei e sarai sempre il più grande. Non c’è nessuno come te. Se hai qualsiasi problema nel nostro paese puoi chiamarmi e dirmi cosa ti serve. Un bacio grande a tua moglie e ai tuoi figli. Sei il più grande di sempre”.
“Sul momento, c’ero rimasto molto male, le ingiurie che mi aveva rivolto erano state pesanti e non me l’aspettavo proprio. Non avevo fatto nulla di male. Nel vederlo arrivar allo stadio, avevo pensato tanto al momento in cui gli avrei stretto la mano: l’avevo applaudito tante volte, da bambino, quando giocava nel mio Napoli… Subito dopo, al torneo di Acapulco, mi ero sfogato con un amico comune, l’ex tennista Luis Lobo. E lui, quand’è rientrato in Argentina, ha raccontato a Maradona quanto ne avessi sofferto e perché. Così è nata la storia della maglietta autografata”.